In questa sezione sono selezionate e riportate alcune preziose notizie di ambito economico-finanziario per rimanere sempre aggiornati.
30/11/2021
Perché un portafoglio a basse emissioni (da solo) non salva il pianeta
Investire in aziende e attività a bassa impronta di carbonio non basta, servono anche soluzioni attive e lungimiranti basate anche sulle nuove tecnologie e innovazioni
A sei anni dall’Accordo di Parigi oggi il focus è sulla sua implementazione dell’accordo del 2015 e sulle ambizioni a lungo termine per affrontare l’emergenza climatica. La pandemia ha ridimensionato tutte le altre sfide ma i lockdown hanno avuto anche un risvolto positivo facendo scendere del 6% rispetto al 2019 le emissioni globali di gas serra. Ma per limitare il riscaldamento globale entro 1,5 °C bisogna che le emissioni siano dimezzate entro il 2030, con una riduzione annuale del 7,7%, vale a dire ancora di più di quanto fatto nell’anno del Covid, altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, superando la perdita di vite umane causata dalla pandemia.
SI ALZA LA POSTA IN GIOCO
Identificare le aziende in grado di fornire le soluzioni richiede un approccio agli investimenti basato sui fondamentali, attivo e lungimirante. Le etichette possono trarre in inganno. Creare un portafoglio a basso impatto di carbonio non sembra così difficile in pratica, si possono evitare settori ad alto consumo energetico come le utility, i materiali e l’energia e prediligere allocazioni dove l’impronta di carbonio è relativamente ridotta, come la finanza, le comunicazioni e i prodotti di consumo. Ma questo approccio rischia di lasciarsi sfuggire i settori dove può realizzarsi il maggior cambiamento positivo e dove si trovano alcune delle migliori opportunità.
PUNTARE SU AZIENDE INNOVATIVE
Gli investitori dovrebbero considerare aziende che puntano sull’innovazione, che nel lungo periodo dovrebbe rendere i modelli di business più redditizi, riducendo il costo del capitale, e che possono anche limitare alcuni rischi fisici e di transizione che il cambiamento climatico comporta. Nel tempo, inoltre, la qualità dei dati dovrebbe migliorare, consentendo una misurazione più accurata dell’impatto climatico. Per identificare le opportunità bisogna guardare ai settori che ora stanno contribuendo maggiormente alle emissioni, e che possono essere suddivisi in quattro pilastri: Generazione di energia, Trasporti, Costruzioni e Produzione e impiego.
SOLUZIONI IN EVOLUZIONE
Un altro parametro è la percentuale di ricavi green, anche se fare affidamento solo a questo dato, come fanno molti portafogli passivi, può presentare insidie, perché è un approccio retrospettivo e non prende in considerazione un mix di prodotti mutevole. Molte delle soluzioni necessarie per raggiungere zero emissioni entro il 2050 sono in fase di sviluppo o devono ancora essere inventate, quindi potrebbero rappresentare una porzione molto piccola dei ricavi attuali pur essendo un fattore chiave per la crescita futura. Meglio valutarne la significatività nell’ambito del tema in questione, come la riduzione delle emissioni.
IL CASO DI DSM E LA NUTRIZIONE DEL BESTIAME
Ad esempio il metano, secondo l’UN Economic Commission for Europe, causa da 28 a 34 volte il riscaldamento per particella causato dall’anidride carbonica con le emissioni causate dalla fermentazione enterica del bestiame che corrispondano a circa il 4% delle emissioni globali, contro il 2% del trasporto aereo. Ma Koninklijke DSM, attiva nel settore della nutrizione, ha realizzato un nuovo mangime chiamato Bovaer che può ridurre il metano prodotto dai bovini del 30%, e se venisse usato a livello mondiale potrebbe abbattere le emissioni per l’equivalente di 600 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Oggi il prodotto costituisce solo una piccola parte dei ricavi di DSM, ma si crede possa avereil potenziale per un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico.
RAPPORTO INTERESSANTE RISCHIO-RENDIMENTO
L’esempio di DSM mette in luce quanto sia complesso investire in un’economia a basse emissioni basandosi su parametri specifici, utili ma da affiancare a un’analisi dei fondamentali e a dati previsionali. Questo approccio offre migliori probabilità di identificare aziende con le soluzioni vincenti. Per questo si predilige le soluzioni mirate a settori dell’economia che rappresentano le più grandi fonti di emissioni, e interagendo con loro cerca di capire le prospettive finanziarie future, con l’obiettivo di creare un portafoglio con un’impronta di carbonio netta negativa, e un potenziale rapporto rischio-rendimento interessante.
25/11/2021
La decarbonizzazione è una sfida immensa, ma non insuperabile
Non mancano motivi di ottimismo: il ruolo di governi e opinione pubblica sarà rilevante, ma il costo finale non sarà insostenibile se gestito con politiche redistributive volte a una transizione equa.
Il cambiamento climatico è un tema di crescente importanza per l’opinione pubblica e i governi di tutto il mondo, ma le azioni strutturali per ridurre le emissioni di gas serra non sono tuttora sufficienti. Le soluzioni però non mancano e risiedono in una combinazione di politiche, fattori economici da governare e avanzamento tecnologico. Il costo delle rinnovabili è calato e il loro sviluppo cresce rapidamente, le tecnologie pulite fanno progressi, dai veicoli elettrici all’idrogeno, ma questo da solo non basta senza adeguati interventi politici, che possono essere la forza trainante insieme alla regolazione internazionale.
BASTONE E CAROTA
Emerge come la decarbonizzazione rappresenti una sfida immensa, ma non insuperabile. Si fornisce una rassegna delle diverse misure ‘bastone e carota’, in grado rispettivamente di penalizzare l’aumento di emissioni e di favorire comportamenti virtuosi di economie, società e consumatori. I cambiamenti in atto comporteranno senza dubbio vincitori e vinti in tutti i settori, mentre gli investitori in primis dovranno mitigare il rischio climatico nei portafogli monitorando il livello di emissioni delle società in cui investono.
UN PREGIUDIZIO DIFFUSO
Si ritiene esista un diffuso pregiudizio secondo cui una rapida decarbonizzazione comporti un peso insostenibile per l’economia globale con un impatto negativo sugli standard di vita. C’è invece evidenza che il costo netto per le società non sarà proibitivo e che potrà essere gestito con politiche redistributive focalizzate su una transizione equa. Chiarire questo aspetto permetterebbe ai governi di avviare un’accelerazione delle politiche volte alla decarbonizzazione, ed è importante che gli investitori comincino a valutarne l’impatto.
AZIONE GLOBALE, DECISIONI LOCALI
Gli interventi devono dovranno necessariamente coordinati a livello globale, un compito arduo per decisori locali e con mandati notoriamente miopi, concentrati sul breve termine limitati. Anche la competitività tra paesi può essere un freno ad adottare misure percepite come punitive o recessive per le varie economie coinvolte. Si ritiene possibile uno scenario in cui la tassazione del carbonio non rappresenti un costo netto significativo per l’economia, se distribuito con dividendi ‘verdi’ o sistemi di scambio di emissioni a somma zero. Le implementazioni già in atto potrebbero dar vita a veri propri ‘climate club’ volti a omogenizzare il prezzo delle emissioni di anidride carbonica nelle diverse aree geografiche, creando un incentivo anche per paesi più piccoli ad aderire per evitare di incorrere in dazi.
CHI SONO I VINCITORI E I VINTI
Ovviamente è un processo che vedrà vincitori e vinti. Tra i secondi gli analisti iscrivono l’industria e l’indotto del carbone, le auto a benzina, produttori di metallo ad alto consumo energetico e nel lungo termine il trasporto aereo e navale tradizionali. Tra i primi invece le energie rinnovabili, i veicoli elettrici e la ristrutturazione e il rinnovamento degli edifici. Per gli investitori, la direzione è chiara: il carbone presto diventerà un fattore chiave nelle analisi societarie, in cui andrà prezzata la sua riduzione con un impatto soprattutto nei settori oil & gas e dei metalli. Inoltre, aumenterà la richiesta di elettricità, a beneficio delle utility più verdi e delle rispettive catene di approvvigionamento.
CHI DECARBONIZZA GUADAGNA QUOTE DI MERCATO
Chi ha già intrapreso il percorso di decarbonizzazione guadagnerà quote di mercato a scapito di chi è rimasto indietro, come nel caso dei veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione e l’alluminio prodotto con energia idroelettrica rispetto a quello che usa ancora carbone. Anche i vincitori dovranno comunque poter fare affidamento sul supporto dei regolatori per giustificare valutazioni e attese di utili. Beneficiari saranno anche tutti coloro che offriranno soluzioni di decarbonizzazione in qualsiasi settore.
RAGIONI PER ESSERE OTTIMISTI
Dal punto di vista dei consumi la decarbonizzazione può diventare un driver importante delle decisioni di acquisto e i brand in grado di dimostrare una ‘superiorità carbonica’ saranno vincitori. In conclusione, si ritiene che ci siano ragioni per essere ottimisti: sta emergendo una convergenza tra spinta tecnologica e richiesta di un maggior allineamento internazionale, che può accelerare ancora di fronte al ripetersi di fenomeni metereologici estremi e catastrofici. I recenti impegni presi dall’Amministrazione Biden e dalla Cina vanno in questa direzione. Politiche di bastone e carota possono guadagnare il supporto delle pubbliche opinioni.
02/11/2021
Accelerare sulle rinnovabili per limitare la crisi energetica
Le aziende che riusciranno in breve ad avviare la transizione ecologica, investendo in innovazione, avranno un maggior vantaggio competitivo nel settore energetico
C’è grande attesa per la conferenza sui cambiamenti climatici Cop26 organizzata dalle Nazioni Unite, soprattutto in questo momento di aumento dei prezzi dell’energia. I leader internazionali si incontreranno a Glasgow per definire insieme le tappe cruciali della transizione energetica.
IMPENNATA DEI PREZZI DÀ SLANCIO ALLE RINNOVABILI
L’impennata dei prezzi delle materie prime ha aperto il dibattito sulle cause: i sostenitori della brown energy si sono affrettati a dare la colpa a una decarbonizzazione troppo affrettata, dall’altra ha fatto emergere il bisogno di un più rapido dispiegamento di soluzioni di energia rinnovabile, così come lo stoccaggio e l’infrastruttura della rete energetica. Per mitigare gli effetti nefasti sulle catene di approvvigionamento energetico globale, le aziende devono investire nella transizione green attraverso l’innovazione.
RINNOVABILI ANCORA INSUFFICIENTI
Il 2021 ha evidenziato vaste lacune nel mercato globale dell’energia e, come dimostrato dall’Agenzia internazionale dell’energia, le rinnovabili non sono sufficienti a coprire la crescente domanda. Il risultato è che “la produzione di elettricità da carbone è stata utilizzata per colmare il divario di quest’anno, invertendo la sua tendenza al ribasso degli ultimi due anni, dando un colpo agli sforzi di decarbonizzazione su larga scala”.
SPINTA ALL’INNOVAZIONE
Per raggiungere gli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi e arrivare a zero emissioni nette entro la metà del secolo, tutti i settori dell’economia devono fare uno sforzo per decarbonizzare i loro processi. Servono, però, ingenti investimenti. “Secondo l’UNCTAD, gli obiettivi globali net-zero richiedono tra i 5 e i 7 trilioni di dollari di finanziamenti l’anno fino al 2030. Mentre il settore pubblico gioca un ruolo cruciale in questo, non può farcela da solo. L’industria dell’investimento deve contribuire attraverso il debito privato e pubblico, così come il capitale privato e pubblico, con quest’ultimo che aumenta rapidamente di importanza. Investire in aziende quotate in borsa che forniscono prodotti innovativi per le esigenze di transizione dell’energia verde le sostiene nel migliorare i loro prodotti e servizi e nell’investire in R&S”.
ENERGIA SOLARE
L’attuale scarsità di energia ha dato maggiore impulso alle aziende che producono energia solare in quanto, rispetto alle fonti di energia tradizionali come il nucleare e il gas, i pannelli solari sono relativamente facili da installare. L’azienda israeliana Solaredge Technologies è un produttore di inverter solari e un player importante nella corsa alla decarbonizzazione, soprattutto per le applicazioni di pannelli solari residenziali negli Stati Uniti e in Europa. Secondo la nostra analisi, le emissioni potenzialmente evitate (PAE) di Solaredge ammontano ad almeno 1,8 milioni di tonnellate di CO2 in termini assoluti. I suoi clienti utilizzano gli inverter, gli ottimizzatori di potenza e i sistemi di monitoraggio di Solaredge in impianti con una capacità totale di generazione di 6,1GW. I suoi prodotti di ottimizzazione mirano ad aumentare la produzione di energia attraverso l’inseguimento del punto di massima potenza (MPPT) a livello di modulo. L’azienda è anche attiva nelle soluzioni di stoccaggio delle batterie.
ENERGIA EOLICA
Anche l’energia eolica può essere facilmente implementata e presenta ampi margini di sviluppo. Vestas Wind Systems, per esempio è un’azienda play in questo settore con sede in Danimarca. L’azienda è leader del mercato globale nelle turbine eoliche on-shore e ha anche una forte posizione nelle turbine off-shore e quindi è fondamentale per lo sviluppo del settore globale delle energie rinnovabili. Secondo le analisi, le emissioni potenzialmente evitate (PAE) di Vestas sono di circa 150 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, Vestas si è impegnata a raggiungere la propria carbon neutrality entro il 2030 senza compensazioni di carbonio. Sono esempi di aziende che combinano opportunità di crescita strutturale con una strategia chiara e la capacità di guidare l’innovazione che crea un vantaggio competitivo nel settore energetico.
06/10/2021
Al via la riforma fiscale: ecco le novità su Irpef, catasto e tassazione del risparmio
La bozza del testo approvato dal Consiglio dei ministri traccia le linee della riforma: sul tavolo la revisione Irpef e Iva. Partiti divisi su casa e catasto.
“Un pilastro della riforma fiscale è costituito dagli interventi che si intendono introdurre in tema di Iva e altre imposte indirette”. Per i primi, “particolare attenzione sarà posta alle finalità di semplificazione, e razionalizzazione , di contrasto alla erosione ed evasione e di aumento del grado di efficienza del sistema”, si legge nella relazione illustrativa allegata alla bozza di delega fiscale al vaglio del governo. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, interviene in una conferenza stampa, appena concluso il Cdm, insieme al ministro dell’Economia, Daniele Franco. La bozza del testo discussa in cabina di regia è composta da 10 articoli.
REVISIONE DEL CATASTO AL VIA
La riforma del catasto prevista nella delega fiscale poggia sulla “modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati”. Si sottolinea la necessità di “porre a disposizione dei comuni e dell’Agenzia delle entrate” strumenti per il corretto classamento di immobili attualmente non censiti o che non rispettano la reale consistenza di fatto, la destinazione d’uso ovvero la categoria catastale attribuita; terreni edificabili accatastati come agricoli; immobili abusivi, individuando a tal fine specifici incentivi. Inoltre si intende facilitare la condivisione dei dati e dei documenti tra l’Agenzia delle entrate e i Comuni”. Non dovrebbero però aumentare le tasse sulla casa.
LA SCADENZA DI GENNAIO 2026
Nella relazione illustrativa si legge che il governo è delegato “a integrare le informazioni del Catasto dei fabbricati, da rendere disponibile dal primo gennaio 2026, attribuendo a ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale, il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata ai valori normali espressi dal mercato; prevedendo meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite; prevedendo per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico adeguate riduzioni che tengano conto dei gravosi oneri di manutenzione e conservazione; prevedendo che le informazioni rilevate non siano utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”.
GRADUALE SUPERAMENTO DELL’IRAP
Un graduale superamento dell’Irap è necessario per completare la revisione dell’imposizione sui redditi personali e su quelli d’impresa. Il superamento graduale dell’Irap avverrà però “garantendo in ogni caso il finanziamento del fabbisogno sanitario”, si precisa nella relazione illustrativa delle bozza della delega fiscale.
RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE IRPEF
L’intento del governo è quello di intervenire sulle aliquote garantendo però il rispetto del principio di progressività dell’Irpef, “anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili”. Garantendo la progressività si deve inoltre puntare anche a ridurre gradualmente “le variazioni eccessive delle aliquote marginali”.
VERSO IL RIORDINO DI DEDUZIONI E DETRAZIONI
Fare un po’ di chiarezza e semplificare le deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall’Irpef “tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sull’equità e sull’efficienza dell’imposta”. Tra gli obiettivi dell’esecutivo c’è anche quello di armonizzate la tassazione del risparmio “tenendo conto dell’obiettivo di contenere gli spazi di elusione dell’imposta”.
14/09/2021
Investimenti sostenibili, le 5 lezioni degli obiettivi ONU
Gli investitori possono comprendere chiaramente come allocare il capitale nelle aziende che offrono risposte alle sfide della sostenibilità
Il progresso globale nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’ONU non è stato omogeneo, ma molte lezioni sono state tratte dalla loro adozione, prima fra tutte che gli investitori hanno un ruolo essenziale per raggiungerli. Allocare il capitale in aziende che contribuiscono all’agenda globale, evitando di finanziare pratiche o prodotti non allineati, aiuta a garantire il progresso. La natura universale e la rilevanza degli SDG, che delineano dettagliatamente i problemi dello sviluppo sostenibile in un insieme concreto di obiettivi, li rendono un modello utile per gli investimenti e permettono di vedere chiaramente come è allocato il capitale investito in aziende che forniscono soluzioni alle sfide della sostenibilità.
PROGRESSI MA ANCHE SFIDE ALLARMANTI
Ci si chiede cosa abbiano imparato gli investitori dal lancio degli SDG nel 2015 e indica 5 lezioni apprese. La prima è che qualche progresso c’è stato, come l’aumento delle donne elette in parlamento, maggiori consumi energetici da fonti rinnovabili e maggior protezione degli oceani, ma lontano dall’essere sufficiente. Allo stesso tempo, le sfide sono allarmanti. I rapporti sulla prima fase dell’agenda SDG 2015-2020 mostrano che i progressi sono stati lenti in tutte le aree del mondo, mentre la pandemia di Covid-19 ha costituito una sfida sanitaria senza precedenti con conseguenze economiche disastrose.
LA PANDEMIA È STATA UNO STRESS TEST
Il Covid-19 ha messo a nudo la rilevanza e l’importanza degli Obiettivi ONU, mostrandosi un eccellente stress test per l’approccio SDG. L’obiettivo è garantire, ora e in futuro, un’adeguata alimentazionedel benessere umano salvaguardando la sostenibilità ambientale ed economica, in cui la probabilità di crisi sia più bassa e la capacità di affrontarle più forte. La Lezione numero 3 è che Gli SDG sono positivi per il business, perché rappresentano l’opportunità di investire nel futuro sostenibile, coprendo una vasta gamma di aree come infrastrutture, abitazioni, alimentazione e sanità, energia rinnovabile, finanziamenti e assicurazioni a chi ne ha bisogno, riduzione dei i rifiuti.
OPPORTUNITÀ PER 12.000 MILIARDI DI DOLLARI L’ANNO
Ci sono stime secondo cui gli SDG presentano opportunità di mercato pari a 12.000 miliardi di dollari all’anno e forniscono anche un mezzo per identificare e mitigare i rischi, come quello di business resi impraticabile dal cambiamento della domanda dei consumatori o dalla regolamentazione. Infatti, la quarta Lezione 4 è che gli SDG hanno bisogno di investitori, che fanno la differenza, in modo concreto, allocando il capitale in aziende che possono aiutare a raggiungerli. Si può investire in obbligazioni di società che contribuiscono a uno o più SDG, evitando di finanziare società non in linea, con strategie appropriate. Gli investitori possono fare la differenza anche con l’azionariato attivo, usando il voto per sostenere i cambiamenti.
DAGLI INPUT ALL’IMPATTO DEL CAPITALE INVESTITO
Bisogna passare dagli input agli impatti, in particolare l’impatto del capitale investito, quantificando il valore degli investimenti per determinare l’impatto sugli SDG, e guardando anche oltre per valutare se migliorano la vita e promuovono la sostenibilità ambientale. Si cita il fatto che l’impronta di carbonio per ogni 100 milioni di euro investiti nella strategia Global SDG Credit è significativamente inferiore a quella di un investimento analogo nell’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Corporate Bond. Si stima una differenza è equivalente alle emissioni annuali di CO2 prodotte da 1.513 automobili
06/09/2021
Valute digitali delle banche centrali, un passo verso l’helicopter money?
Le valute digitali possono permettere alle banche centrali di stimolare l’attività economica in tempi di crisi trasferendo fondi direttamente nei conti correnti delle persone dal proprio bilancio.
Le valute digitali delle banche centrali rappresentano la prossima grande evoluzione del sistema dei pagamenti. Oltre ad affrontare i problemi tradizionali del sistema delle valute fiat e a promuovere l’inclusione finanziaria, le CBDC (Central Bank Digital Currencies) potranno aiutare ad ampliare il quadro degli strumenti delle politiche monetarie delle banche centrali.
Le CBDC potrebbero portare a nuovi strumenti di politica nelle economie avanzate
A partire dalla crisi finanziaria globale, i tassi di interesse delle economie dei paesi G-7 sono oscillati intorno ai loro limiti inferiori effettivi. Le banche centrali hanno risposto implementando strumenti di politica monetaria alternativi come ilquantitative easing (QE) e politiche sulla gestione della liquidità, al fine di stimolare i prestiti bancari.
L’introduzione delle valute digitali potrebbe permettere alle banche centrali di utilizzare alcuni di questi strumenti in modo più efficace. Anche se il concetto di banche centrali che offrono alcuni servizi bancari per la clientela non è nuovo (la Banca d’Inghilterra ha permesso ai cittadini del settore pubblico di detenere presso l’istituto conti bancari a partire dal 1800 fino all’inizio degli anni 2000), i conti di deposito dei clienti non sono stati utilizzati in passato per scopi di politica monetaria.
Se introdotte, le valute digitali delle banche centrali cambieranno questa situazione permettendo alle banche centrali di stimolare l’attività economica in tempi di crisi trasferendo fondi direttamente nei conti correnti delle persone dal proprio bilancio, in modo simile all’helicopter money
Inoltre, le banche centrali potrebbero anche effettuare trasferimenti specifici finalizzati ad aiutare specifici settori dell’economia durante una crisi.
Stampare e redistribuire denaro attraverso il bilancio di una banca centrale probabilmente potrebbe essere problematico da un punto di vista politico.
Ma vi sono almeno tre modi attraverso i quali una banca centrale indipendente potrebbe traferire fondi ai correntisti senza stampare nuova moneta: primo, potrebbe accreditare il signoraggio (il profitto ottenuto da un governo dall’emissione di moneta) direttamente in conti bancari detenuti presso la banca centrale; secondo, potrebbe usare la valuta digitale depositata per acquistare obbligazioni con rendimento positivo e trasferire parte del tasso di interesse positivo ai titolari dei depositi; infine, in periodi in cui i tassi di interesse sono negativi, la banca potrebbe redistribuire le commissioni applicate sui depositi dalle banche commerciali ai titolari di conti correnti.
Stimiamo che lo stimolo macroeconomico derivante da queste misure sarebbe tra lo 0,5% e l’1,5% del PIL, sufficiente per contrastare recessioni di piccole e medie dimensioni. Tuttavia, questi trasferimenti non stimoleranno la domanda se le famiglie e le imprese decidono di risparmiare invece di spendere.
Le caratteristiche programmabili delle valute digitali potrebbero permettere alla banca centrale di fissare condizioni sulle CBDC, come per esempio, un tasso di interesse negativo o una data di scadenza sui fondi trasferiti, per incentivare gli individui ad anticipare i consumi e gli investimenti.
Le CBDC potrebbero rendere gli attuali strumenti di politica monetaria più efficaci
Il pesante ricorso al QE da parte delle banche centrali è stato principalmente dovuto alla presenza di un limite effettivo inferiore per i tassi di interesse, che in molti paesi è pari a zero.
Le preoccupazioni di arrivare al tasso di inversione – sotto il quale i tagli ai tassi diventano controproduttivi – significa che i movimenti in territorio negativo dei tassi di interesse sono rimasti moderati fino a questo momento. Nei moderni sistemi bancari, le banche detengono la maggior parte delle riserve, le quali sono rimborsate al tasso di interesse di riferimento.
La pressione di tassi negativi e/o bassi sui margini di profitto delle banche sarebbe minore se le banche dovessero detenere meno riserve. Oggi la ragione principale del detenere grandi quantità di riserve è dovuta al fatto che gli acquisti di asset devono essere finanziati con una quantità equivalente di riserve. Se tali acquisti fossero finanziati dall’emissione di CBDC direttamente ai clienti invece, ci sarebbero meno riserve da detenere per le banche centrali e di conseguenza meno pressione sui margini di profitto delle banche private.
Nel medio periodo, l’introduzione delle CBDC potrebbe anche aumentare la resilienza delle banche. Attualmente, i grandi depositi dei clienti detenuti dalle banche commerciali, le rendono eccessivamente importanti dal punto di vista sistemico per rischiare un loro fallimento. Spostare una quota significativa dei depositi dei clienti verso i bilanci delle banche centrali probabilmente potrebbe ridurre l’importanza sistemica delle banche commerciali.
Incentivare aziende e famiglie a utilizzare le CBDC
Le argomentazioni esposte si basano sul presupposto che le famiglie e le imprese sarebbero disposte a detenere le valute digitali delle banche centrali, ma queste avranno bisogno di un incentivo per decidere di detenerle.
Per motivi di sicurezza, le aziende sarebbero fortemente incentivate a scegliere la prima opzione. Per quanto riguarda le famiglie, le CBDC dovrebbero offrire benefici che compensino lo svantaggio di bassi tassi di interesse, come per esempio una maggiore sicurezza e minori costi di transazione.
In particolare, molti piccoli esercizi commerciali potrebbero consentire di effettuare solo piccole transazioni in CBDC poiché le transazioni potrebbero risultare poco convenienti se si utilizzasse la più costosa rete di pagamento retail.
Implicazioni per gli investitori in valute e in obbligazioni
Qualunque siano le strade delle politiche perseguite dalle banche centrali attraverso le CBDC, gli investitori nel mercato obbligazionario e valutario devono capire i cambiamenti che questi nuovi strumenti porteranno, se implementati. Con tassi di inversione più bassi, le banche centrali avranno una maggiore credibilità quando discuteranno le prospettive di riduzione dei tassi di interesse, il che avrà conseguenze negative sulle valute.
Dall’altra parte, la facilità nell’attuazione dell’”helicopter money” potrebbe anche significare che le curve dei rendimenti si irrigidiscano in una prima fase della recessione rispetto al passato.
Infine, la persistente detenzione di grandi quantità di titoli di Stato come controparte alle passività delle CBDC, probabilmente abbasserà il premio a termine, il che significa che i tassi di interesse di lungo periodo saranno probabilmente più bassi, a parità di altre condizioni.
31/08/2021
Con l’aggiornamento del catasto, Imu più cara sulla casa
Il Mef diffonde un documento che riapre il dibattito sulla riforma del catasto. Le informazioni saranno incrociate con la dichiarazione redditi.
La casa è sempre stata al centro delle attenzioni del Fisco. E non è certo per caso. Secondo un rapporto pubblicato dalla Banca d’Italia, i proprietari di immobiliin Italia sono 25.500.000. La percentuale di proprietari di case è pari a quasi il 73% (dati Mef); solo il 51,9% dei tedeschi abita in casa di proprietà, la quota in Francia arriva al 63,5%. Supera il valore italiano la Spagna, dove il 78,2% della persone possiede un immobile. Casa spesso fa rima con tassa.
IL DOCUMENTO DEL MEF
La casa e il catasto sono tornati sotto la lente dopo che il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha inviato alle Agenzie fiscali (Entrate, Riscossione, Demanio e Dogane) l’Atto di indirizzo 2021-2023, in cui si raccomanda di “presidiare la qualità e la completezza delle banche dati catastali”, con un “costante aggiornamento dell’Anagrafe immobiliare integrata”.
LOTTA ALL’EVASIONE
Il fine è quello di attribuire ad ogni immobile caratteristiche corrette, verificando dimensioni, posizione geografica, quotazioni di riferimento, titolari di diritti e quote. Le informazioni vanno usate, si legge sempre nel documento del Mef, “integrando le banche dati immobiliari con le informazioni desunte dalla dichiarazione dei redditi, anche nell’ottica di una più equa imposizione fiscale”. Detto in altre parole, lo sforzo è sempre lo stesso: ridurre l’evasione fiscale, con l’intento di fare emergere gli immobili non denunciati.
LA REVISIONE DELLE RENDITE
L’invio del documento del Mef ha riportato sotto i riflettori l’annosa questione che riguarda la revisione delle rendite. Bisogna tenere presente l’invito fatto dalla Commissione europea, che ha chiesto all’Italia un riequilibrio dei carichi fiscali con l’alleggerimento dell’imposizione sul lavoro e la riforma dei valori catastali non aggiornati. La riforma del catasto è un argomento di cui si parla dal 2015, quando fu proprio stoppata una revisione che pareva imminente e che riguardava, tra l’altro, i metri quadri e non più i vani. Il ragionamento è piuttosto semplice: se aumentano le rendite, cresceranno anche le imposte, a partire dall’Imu. A meno che non siano riviste, al ribasso, le aliquote.
LA RIFORMA DEL CATASTO
Il documento del Mef è un invito, non certo una presa di posizione vincolante. Ma il rischio, per i proprietari da casa, è che questo “possa fungere da indirizzo politico al governo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale”. La riforma del Fisco che è allo studio del governo Draghi, al momento, non riguarda anche il catasto.
RISCHIO IMU PIÙ SALATA
La questione resta aperta. Se il governo si interesserà della riforma del catasto, il valore fiscale degli immobili dovrebbe adeguarsi a quello di mercato. Per una tassazione più equa. Diversamente accade che nelle città in cui il valore catastale supera quello di mercato, il proprietario si trova a sborsare una tassa sulla casa in proporzione più salata, a parità di aliquota, con un imponibile Imu in media superiore al prezzo di mercato. Succede più di frequente in piccole città o in periferia. All’opposto, ci sono poi capoluoghi – questo è anche il caso di grandi città come Milano e Venezia – dove nonostante l’impatto della crisi da Covid-19, il valore di mercato è superiore a quello catastale. Ecco perché una razionalizzazione dei registri sarebbe auspicabile. I proprietari, però, sperano senza dover mettere mano al portafoglio.
24/08/2021
La cybersicurezza è un attraente tema secolare d’investimento
Si evidenzia la forte crescita delle estorsioni informatiche che sta mobilitando investimenti ingenti di governi e imprese.
La digitalizzazione di economie e società va di pari passo con la crescita della criminalità informatica, i cui attacchi sono sempre più finalizzati al pagamento di un riscatto. Per questo si può prevedere che gli investimenti in cyber sicurezza da parte di governi, imprese, e persino privati consumatori possano solo aumentare, il che fa del mercato per la sicurezza IT un attraente tema secolare di investimento, soprattutto in un mondo che continua a confrontarsi sul vantaggio asimmetrico di cui godono gli hacker.
IL BUSINESS MODEL DELL’ESTORSIONE
Sono le conclusioni di un’analisi su Security and Safety secondo cui il business model dell’estorsione è tutt’altro che tramontato, ma al contrario si è raffinato e migliorato, come mostra l’aumento degli attacchi degli hacker finalizzati al pagamento di un riscatto in atto dal 2012. Sempre più i criminali riescono a entrare nei sistemi informatici minacciando di pubblicare i dati o bloccarne per sempre l’accesso se non si paga.
FORTE AUMENTO CON LA PANDEMIA
Nel 2020 il numero di questi attacchi è salito di oltre il 60% a 305 milioni, con gli hacker intenti a sfruttare le occasioni offerte dalla pandemia. Secondo Coveware, società USA specializzata nelle negoziazioni con gli hacker per conto delle vittime di attacchi, il riscatto medio richiesto nel primo trimestre 2021 è aumentato del 43% a oltre 220.000 dollari da 154,000 nel quarto trimestre del 2020, con un aumento del 58% dei pagamenti medi effettuati a oltre 78.000 dollari da 49.450. Rispetto a 5 anni fa i criminali informatici sono diventati più sofisticati e prendono di mira vittime più grandi.
PRESI DI MIRA INTERI SISTEMI
Normalmente l’attacco si dispiega in tre fasi, intrusione, identificazione dei dati sensibili e estorsione vera a propria. Di solito le più restie a pagare sono le aziende USA, quelle più propense le canadesi e le britanniche. Intanto gli attacchi si fanno più vasti e massicci, con l’effetto di danneggiare non solo le società o le organizzazioni prese di mira, ma interi sistemi, come nel caso di Colonial Pipeline attaccata a maggio 2021 e costretta a chiudere l’intera rete di alimentazione di combustibile della costa orientale americana causando un’emergenza in ben 17 stati. La situazione fu risolta solo con il pagamento di 5 milioni di dollari in bitcoin.
ATTACCHI DIVENTATI ON DEMAND
Per questo si ritiene che in futuro gli hacker possano prendere sempre più di mira infrastrutture critiche e catene di approvvigionamento nei settori energia, alimentare, trasporti, servizi ai cittadini o sanità. L’urgenza di ripristinare il servizio potrebbe indurre a pagare subito. Per questo gli attacchi si sono industrializzati fino a diventare un “servizio on demand”, che offrono la possibilità di mettere a segno attacchi e richieste di riscatto anche a persone o organizzazioni con scarse conoscenze tecnologiche, mettendo a disposizione competenze specifiche organizzate come in un’industria.
SEMPRE PIÙ STRUMENTI DI CONTRASTO
Fortunatamente esistono anche le risposte, che vanno dalla creazione in azienda di team dedicati alla cybersicurezza distinti dai dipartimenti IT fino alla costruzione di solidi sistemi di backup e di sistemi di risposta automatizzata agli attacchi. L’avanzamento tecnologico e digitale può aiutare molto, con l’intelligenza artificiale e la raccolta automatizzata dei dati, non solo in termini di efficacia, ma anche di costi più contenuti e minor possibilità di errore.
FAR IN MODO CHE I COSTI SUPERINO I BENEFICI
L’obiettivo del contrasto alla criminalità informatica deve essere quello di far diventare l’attacco per riscatto talmente complesso e costoso da scoraggiare i tentativi, citando il precedente storico dei pirati dell’Egeo che nel 75 Avanti Cristo rapirono un giovane Giulio Cesare in viaggio per Rodi e finirono crocifissi: senza bisogno di arrivare a tanto, bisogna creare le condizioni perché i costi di un attacco finalizzato al riscatto superino e anche di molto i benefici attesi dagli hacker.
27/07/2021
Ecco come investire nei cambiamenti demografici globali
I social bond possono essere lo strumento adatto per allineare gli investimenti alla rivoluzione demografica e sociale in corso.
Nelle strategie ESG, dirette alla tutela dell’ambiente, al miglioramento della governance e al conseguimento di obiettivi sociali, i bond finalizzati a questi ultimi, vale a dire i social bond, acquistano sempre più rilievo, e possono interpretare un ruolo cruciale anche per l’investimento nel trend di lungo termine della ‘Transizione demografica’. Modernizzazione, urbanizzazione e migliore accesso a istruzione e farmaci hanno cambiato il profilo demografico globale negli ultimi 100-150 anni.
LE DUE VELOCITÀ DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
Si osserva che mentre da un lato i progressi della medicina e una maggior consapevolezza dell’alimentazione hanno fatto sì che gli abitanti del Nord del globo diventassero in media sempre più vecchi con un minor tasso di natalità, nel Sud del globo, soprattutto in Africa sub-sahariana, la popolazione continua a crescere rapidamente, perché si trova nel bel mezzo del trend della transizione demografica, caratterizzato da una mortalità già più bassa dovuto per la migliore assistenza sanitaria per i primi e da una natalità ancora alta nei secondi.
UN DIVARIO CRESCENTE
Inoltre, nei paesi sviluppati i sistemi pensionistici statali rischiano il collasso e i sistemi di assistenza stanno raggiungendo i propri limiti, mentre nei paesi emergenti e in via di sviluppo la rapida crescita della popolazione sta causando una serie di problemi sociali, di approvvigionamento, e di mancanza posti di lavoro e di prospettive, per citarne solo alcuni. Questo spinge soprattutto i giovani ad emigrare, con conseguenti forti movimenti globali.
INFANZIA PRIVATA DI ISTRUZIONE
Uno sviluppo sostenibile necessita di società istruite e in grado di affrontare e superare queste grandi sfide. L’UNESCO ha dichiarato che l’istruzione è un diritto umano, ma la realtà è diversa. Nella maggior parte dei paesi sviluppati l’obbligo scolastico è sancito dalle leggi fondamentali dello Stato, ma non in molti paesi poveri, e di conseguenza milioni di bambini vengono privati delle loro opportunità, soprattutto le bambine.
TREND RAFFORZATO DAL COVID
Il Covid-19 rafforzerà ulteriormente questa tendenza, perché molti bambini non torneranno probabilmente più a scuola dopo la pandemia. Per questo occorre trovare il modo di canalizzare risorse e investimenti per promuovere misure statali in tema di istruzione. Ovviamente gli investitori guardano a strategie che siano sostenibili e anche redditizie. Per questo si consiglia di considerare oltre alle società quotate, anche l’investimento in bond di banche di sviluppo e Stati.
UN RUOLO IMPORTANTE PER I SOCIAL BOND
Ma per ottenere un impatto misurabile servono più social bond in questo contesto, vale a dire obbligazioni emesse, per esempio, da istituzioni statali che vengano utilizzate per finanziare concretamente progetti socialmente rilevanti, come la costruzione di strutture educative, corsi di studio o simili. Sui mercati dei capitali ogni giorno vengono investiti miliardi perché vengano utilizzati in modo corretto servono strumenti affidabili, e i social bond potrebbero fare molto in questo senso.
12/07/2021
Lecito attendersi un aumento della volatilità
Si segnala il continuo miglioramento degli indicatori economici globali ma anche divergenze crescenti, con gli USA al picco, la Cina in decelerazione e l’Europa che non è ancora al massimo
I mercati sono arrivati al giro di boa del 2021 sulla scia di continui rialzi che li hanno portati ai massimi storici, nonostante la “variante Delta” abbia riacceso il dibattito su nuove restrizioni, soprattutto in Asia. Si rivela che gli indicatori sono migliorati per il tredicesimo mese consecutivo a giugno, ma aggiunge che le divergenze a livello settoriale e geografico sono sempre più ampie: decelerazione del momentum in Cina, crescita USA che ha toccato il picco nel secondo trimestre 2021, Europa e resto del mondo che raggiungeranno la massima espansione solo nel terzo trimestre.
MERCATI CONCENTRATI SULL’INFLAZIONE
Non si esclude che i mercati continuino a concentrarsi sugli indicatori dell’inflazione globale, in accelerazione da gennaio e saliti nell’ultimo mese sulla scia di solidi effetti base, rincaro delle commodity, riduzione degli output gap e strozzature sempre più evidenti nel quadro della riapertura delle economie. Crescita più solida e aumento dell’inflazione hanno indotto le banche centrali dei mercati emergenti ad assumere posizioni più restrittive, con i Paesi “high-yield” che sono stati i primi a compiere un’inversione di rotta.
ALCUNI EMERGENTI COSTRETTI A STRINGERE
Si sottolinea che i timori sulla credibilità nella lotta all’inflazione e la necessità di garantire stabilità finanziaria hanno indotto alcune nazioni ad avviare un inasprimento dei tassi, come Turchia, Brasile e Russia, mentre anche in diversi mercati emergenti caratterizzati da tassi bassi, come Ungheria e Repubblica Ceca, la normalizzazione della politica monetaria è ormai prossima. In Asia invece numerosi Paesi emergenti devono fare i conti con la rapida diffusione della variante Delta e con prospettive di crescita meno incoraggianti. Diverse banche centrali dei Paesi emergenti seguono comunque l’esempio del Fed e, senza abbassare la guardia, tollerano pressioni sui prezzi “transitorie”.
ATTESA PER I DATI AMERICANI
Ora i mercati si concentrano sul dato dell’inflazione al consumo USA in uscita martedì, che insieme alla fiducia dei consumatori rilevata dall’Università del Michigan potrebbero dare indicazioni sulla politica monetaria USA. Nell’Eurozona usciranno i dati sulla produzione industriale e nel Regno Unito quelli sui prezzi. In Asia la Cina sarà ancora al centro della scena con i dati su commercio e PIL del secondo trimestre, che dovrebbero puntare a un ulteriore rallentamento della crescita innescando probabili richieste di stimoli monetari e fiscali.
PREVEDIBILE AUMENTO DELLA VOLATILITÀ
Dopo una solida ripresa l’economia mondiale è entrata in una fase più matura del ciclo, e i segnali che l’ottimismo sia ormai prossimo al picco si moltiplicano. Le stime di consensus sul PIL per molti Paesi appaiono già ambiziose, e ulteriori progressi dei dati macro globali non sono più sorprese tali da trainare il trend rialzista. Anche gli indicatori tecnici riflettono grande ottimismo e lo stesso vale per la liquidità. Pertanto è lecito attendersi un aumento della volatilità.
29/06/2021
Massima attenzione alla creazione di posti di lavoro e al rischio climatico
Negli ultimi anni è cresciuto il sentiment comune delle persone per gli impatti ESG (ambientali, sociali e di governance) sia nelle scelte di consumo che in quelle dei propri investimenti. Una tendenza che ha registrato il contributo fondamentale dell’Unione Europea che ha promosso una normativa nella quale la finanza costituisce lo strumento principe per orientare i capitali verso business responsabili nel quadro di uno sviluppo economico sostenibile.
REGOLAMENTO UE SFDR
Il Regolamento UE 2019/2088 della Commissione europea sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sustainable finance disclosure regulation, o Sfdr), in vigore dallo scorso 10 marzo, mira infatti a incrementare la protezione degli investitori, anche nell’ambito degli acquisti transfrontalieri, e ad assicurare la massima trasparenza e informazione. Il regolamento si propone di assicurare la disponibilità degli strumenti utili ad assumere decisioni sempre più consapevoli nelle scelte di investimento, con particolare riguardo alla sfera ESG.
TRE IMPORTANTI NOVITÀ
Possiamo dire che la normativa UE ha introdotto tre importanti novità: l’adozione di una definizione comune di investimento sostenibile, la messa a fuoco del concetto di rischio di sostenibilità e una maggiore trasparenza. L’attività di selezione dei titoli che, prima della fase di analisi finanziaria, prevede una rigorosa analisi ESG rende la società già perfettamente allineata ai dettami del Regolamento UE 2019/2088.
COME SI È SOSTENIBILI
A questo punto l’elemento di vera differenziazione diventerà il come si è sostenibili. Da un punto di vista normativo i fondi sono classificati ai sensi dell’articolo 9 della nuova normativa ‘Sfdr’. Tuttavia nelle politiche di rilancio post-pandemia sono posti al centro i temi legati al clima e alla transizione globale verso un’economia a emissioni zero. La massima attenzione deve essere rivolta alle persone e alla creazione di posti di lavoro, allo sviluppo di interventi che integrino il rischio climatico, al mantenimento degli impegni dell’Accordo di Parigi, allo sviluppo di soluzioni economiche a resilienza climatica e di tipo net zero emission.
I TITOLI FAANG (FACEBOOK, AMAZON, APPLE, NETFLIX E GOOGLE)
Per chiarire meglio il concetto si cita i cosiddetti FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google). Molti fondi sostenibili possono legittimamente investire in questi titoli il cui business model evidenzia impatti ambientali decisamente inferiori ad altre realtà. Tuttavia, si tratta di società che non superano il processo di selezione per ragioni legate a temi del sociale (politiche del lavoro, gestione e trattamento dei dati personali) e di governance.
IL TEMA MAINSTREAM DEL RISPARMIO GESTITO
D’altra parte l’evidenza empirica prova che l’investimento sostenibile e responsabile aggiunge un positivo impatto ad ambiente e società senza togliere nulla in termini di valore per gli investitori. Anche per questo, negli ultimi anni l’investimento sostenibile è diventato il tema mainstream del risparmio gestito. Detto questo esistono margini di miglioramento nell’ambito della normativa UE, soprattutto in termini di maggiore coerenza, trasparenza e partecipazione. Un ulteriore aspetto su cui si potrebbe lavorare è quello della governance dell’intermediario finanziario che propone i fondi sostenibili alla luce del fatto che, al momento, gli operatori non devono soddisfare requisiti particolari in termini di trasparenza su questi temi.
28/06/2021
L’industria cinese dei veicoli elettrici è pronta a decollare
Si prevede che le aziende a monte della catena del valore, compresi i leader nella produzione di batterie, godano di una miglior posizione competitiva con maggiori possibilità di essere vincenti
La Cina è il più grande mercato di veicoli elettrici del mondo, ma anche il più grande produttore di batterie destinate alle auto di nuova generazione, e la combinazione tra calo dei costi delle batterie e aumento del tasso di adozione dei veicoli elettrici posiziona l’industria nazionale per la crescita. Ma non tutte le parti interessate saranno ricompensate allo stesso modo, perché l’aumento della concorrenza potrebbe ridurre i ritorni sul capitale e alcune aziende ci rimetteranno. Ma le aziende che operano a monte della catena del valore con una miglior posizione competitiva, inclusi i produttori leader di batterie, hanno più probabilità di essere vincenti, beneficiando di una scala maggiore, di una tecnologia più avanzata e di posizioni di mercato di primo piano.
QUADRO GLOBALE FAVOREVOLE AL GREEN
Sono le conclusioni fatte partendo da un quadro globale che vede i governi di tutto il mondo che hanno messo al centro delle proprie strategie le politiche e gli investimenti green per combattere il cambiamento climatico, un trend a cui la Cina non fa eccezione. Il presidente Xi Jinping ha posto infatti come obiettivo della superpotenza asiatica la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2060, puntando a auto “eco-friendly” pari a tutte le vendite di auto entro il 2035. I prezzi delle batterie sono una delle maggiori voci di costo per i veicoli elettrici, ma sono costantemente diminuiti, amplificando la crescita delle vendite cinesi di veicoli elettrici e ibridi plug-in.
PREZZI DELLE BATTERIE IN CALO
I prezzi delle batterie nel 2020 sono scesi del 13% rispetto al 2019, poiché sono stati lanciate batterie più efficienti, e la Cina produce circa tre quarti delle batterie per auto elettriche del mondo, mentre è anche il più grande produttore mondiale di auto elettriche. Costi più bassi delle batterie e generose sovvenzioni hanno dato il via alla crescita dell’industria cinese dei veicoli elettrici, che ha suscitato l’entusiasmo dei mercati dei capitali, perché l’ingresso di nuovi attori in un’industria sempre più competitiva aiuterà la catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici a tagliare ulteriormente i costi e a rendere il possesso di un’auto elettrica una prospettiva più attraente per i consumatori.
RIMBALZO A V DOPO LA CADUTA DI INIZIO 2020
Ma la strada non è sempre stata in discesa: le vendite di auto elettriche in Cina sono diminuite nel 2019 dopo l’abolizione di alcuni sussidi, e nel primo trimestre del 2020 sono crollate al minimo di quattro anni, a seguito dello scoppio del Covid-19. Dopo che i governi di tutto il mondo hanno rafforzato il loro impegno per l’energia verde durante la pandemia, ora il mercato dell’auto elettrica in Cina sta vedendo un rimbalzo a V verso nuovi massimi, e le aspettative stanno ancora recuperando, per cui si prevede che il tasso di penetrazione dei veicoli elettrici potrebbe superare il 40% entro il 2030, da meno del 6% nel 2020.
01/06/2021
In arrivo il superciclo dell’energia pulita
Gli esperti raccomandano un portafoglio di lungo termine incentrato sulle sfide ambientali e sulle infrastrutture per l’energia pulita e sulla mobilità a basse emissioni di carbonio
I prossimi tre decenni saranno probabilmente caratterizzati da un superciclo degli investimenti in tecnologia energetica ‘pulita’. Le infrastrutture di energia pulita e il trasporto di persone e cose a basse emissioni sono le due componenti fondamentali in un portafoglio incentrato sulle sfide ambientali. La globalizzazione delle politiche climatiche in tutto il mondo e l’obiettivo delle superpotenze globali di azzerare le emissioni tra il 2050 e il 2060 daranno impulso agli investimenti in infrastrutture verdi, anche grazie a pacchetti di stimolo per l’ecologizzazione delle maggiori economie, e nei prossimi trent’anni ci saranno molte opportunità interessanti per gli investitori a lungo termine nel settore energetico.
IL RUOLO DEL PROGRESSO TECNOLOGICO
Il petrolio, anche se potrebbe essere destinato a scomparire come combustibile fossile, resta importante per molti altri settori. Il mondo sta lentamente uscendo dalla dipendenza da petrolio anche perché un’auto sportiva elettrica è molto più ‘cool’ di un SUV succhia-benzina. Molte delle tecnologie necessarie per passare all’energia pulita sono già disponibili, perché è il progresso tecnologico a guidare le soluzioni climatiche più che le politiche dei governi.
COSTI ORMAI COMPETITIVI
Gli impegni dei governi per la decarbonizzazione del mondo resteranno scritti sulla sabbia senza un rapido progresso tecnologico, che si sta realizzando lentamente, ma è già senza alcun dubbio in atto. Si può sottolineare la crescita esponenziale delle rinnovabili, sostenuta dall’avanzata tecnologica dell’ultimo decennio, evidenziando che per una nuova installazione il costo dell’elettricità prodotta dall’eolico e dal solare è minore di quello del nucleare o del carbone, e anche leggermente inferiore a quello del gas naturale. Nel 2020 quasi il 90% dell’aumento di capacità energetica totale nel mondo è stato ottenuto grazie alla crescita di eolico, solare e idroelettrico.
L’IMPEGNO DEI GOVERNI DI UE E USA
I governi di tutto il mondo stanno annunciando massicci pacchetti per le infrastrutture ecologiche, come il Green Deal dell’Unione Europea, per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Oltre al pacchetto da 1.000 mld di euro, la Ue ha adottato leggi e politiche chiave, tra cui il Sistema di scambio delle quote di emissione e obiettivi nazionali nei trasporti, in edilizia e in agricoltura. Anche gli Stati Uniti sono rientrati nell’arena del clima globale e hanno presentato un disegno di legge sul clima di ampia portata per azzerare completamente le emissioni di carbonio sempre entro il 2050, favorendo investimenti multimiliardari in infrastrutture ecocompatibili.
ANCHE LA CINA PREPARA UN GRANDE SFORZO
La Cina, che rimane il principale inquinatore del pianeta, allo stesso tempo e il primo produttore di componenti e installatore di infrastrutture verdi del mondo, e intende raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Questo sforzo sarà trainato da energie rinnovabili, “idrogeno pulito” e cattura del carbonio, e richiederebbe investimenti per 16.000 mld di dollari. Se tutti questi progetti saranno realizzati o meno sarà argomento di dibattito, ma comunque la si guardi i governi investiranno quantità ingenti di denaro.
LA POLITICA SOTTOVALUTA LA TECNOLOGIA
Insieme al numero di paesi che promettono di combattere il cambiamento climatico aumenta anche quello dei responsabili politici dedicati alla missione, come l’ex governatore della Bank of England Mark Carney, oggi inviato speciale dell’ONU per il cambiamento climatico, o l’ex Segretario di Stato John Kerry, inviato per il clima del Presidente Biden. Ma non sempre i politici sono consapevoli delle tecnologie su cui si può già contare, lo stesso Kerry ha recentemente dichiarato che il 50% dei tagli alle emissioni da realizzare dovrebbe provenire da tecnologie “che ancora non abbiamo”, non considerando che utilizzando e investendo nella tecnologia pulita già disponibile si potrebbe andare molto lontano.
29/05/2021
Le correzioni di mercato? Sono occasioni da sfruttare, ecco come
Grazie al supporto di stimolo fiscale, monetario e utili, entrare sui minimi può essere un’opportunità da cogliere
Dopo alcune settimane di pausa, il tema della reflazione ha ripreso vigore in scia alla riduzione dei contagi e alle riaperture. I titoli tecnologici dello S&P500 stanno mostrando una certa debolezza, insieme ai titoli legati ai beni di consumo discrezionali, delle utilities e immobiliari, mentre il Nasdaq ha da poco registrato la sua più marcata flessione su base settimanale nel giro degli ultimi due mesi. Invece, i titoli del comparto finanziario hanno ampiamente superato gli omologhi tech, mentre la maggior parte dei ciclici ha registrato un’ottima performance superando l’andamento dei titoli difensivi.
LE TRIMESTRALI HANNO BATTUTO LE ATTESE
Nella stagione degli utili ormai alle spalle, le stime degli analisti sono state ampiamente superate, con l’86% delle società dello S&P 500 e il 70% delle società dello STOXX 600 che hanno sorpreso positivamente in termini di utili per azione. Sul fronte del reddito fisso, dopo un picco a fine marzo, il rendimento del Treasury decennale americano si è parzialmente contratto attestandosi su un range intorno all’1,6%.
CAUTELA SUL DEBITO SOVRANO
Anche se i rendimenti potrebbero risalire nel breve, i massicci stimoli fiscali e le aspettative d’inflazione sono due elementi entrambi già prezzati, e per questo dati deludenti potrebbero aggiungere pressione al ribasso. Come è già accaduto con il rapporto sull’occupazione USA di aprile, più debole del previsto, che ha innescato un calo brusco, ma di breve durata. I rendimenti sovrani core dell’Eurozona sono cresciuti grazie a dati economici incoraggianti e alle riaperture, ma nel complesso si continua a favorire le duration più brevi e rimane cautela sui rendimenti sovrani, sia in Europa che in USA.
ATTENZIONE ALLA DURATION
Anche se gli spread sono già ridotti, si preferisce il credito rispetto al rischio di duration. Gli spread Investment Grade e High Yield si sono tutti ridotti negli Stati Uniti, in Europa e negli Emergenti. Si raccomanda maggior cautela sull’Investment Grade data la maggior duration, e anche comunque selettività sul comparto ad alto rendimento, mentre continua a vedere opportunità nel debito corporate dei Mercati Emergentiin valuta forte, poiché il carry è interessante e c’è ulteriore spazio di compressione degli spread.
OCCASIONE PER ENTRARE SUI MINIMI
In conclusione, si ritiene che, con il progredire delle vaccinazioni e il progresso delle riaperture, qualsiasi correzione dovrebbe essere vista come un’opportunità di “buy the dip”, vale a dire comprare sui minimi, dato il supporto fondamentale di fondo che è in corso: stimolo fiscale, sostegno monetario e forti utili. Per questo, i titoli ciclici dovrebbero continuare a sovraperformare e anche l’Europa e Giappone dovrebbero trarne vantaggio.
28/05/2021
Investire integrando gli ESG: cosa vuol dire in pratica
Un’analisi che spiega quali linee guida adottare per scegliere le imprese su cui investire: conoscere i dati è essenziale, ma senza prenderli come oro colato
L’integrazione ESG è alla base di ogni strategia, indipendentemente dal fatto che l’obiettivo primario sia conseguire performance interessanti o generare benefici maggiori.
EQUILIBRARE ETICA E PROFITTI
La premessa fondamentale è che l’obiettivo di questo tipo di approccio non è sacrificare i profitti a favore dell’etica, ma fare in modo che i due elementi s’intreccino armonicamente tra loro, laddove possibile. In poche parole, integrare gli ESG significa coniugare la performance finanziaria con la volontà di operare in nome del bene comune. Se paragonassimo un qualsiasi investimento a una bilancia metteremmo da una parte i suoi aspetti virtuosi e dall’altra i rendimenti che ci aspettiamo di ottenere. Naturalmente, alcune tipologie d’investimento pesano più sul primo piatto della bilancia, altre sul secondo.
I CRITERI DI SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI
Esistono vari criteri di selezione degli asset per chi gestisce un portafogli: una è lo screening negativo, praticato, per esempio, dall’investitore che esclude un’impresa i cui valori sono contrari a quelli della sua religione (società attive in aree come tabacco, alcol o gioco d’azzardo). L’approccio inverso, che premia le imprese virtuose, si focalizza sulla sostenibilità quale fattore cruciale. In quest’ottica temi come energia pulita e riduzione di carbonio diventano prioritari.
TANTI INVESTIMENTI ESG PER ALTRETTANTI INVESTITORI
Tuttavia, essendo la gamma di possibili investimenti ESG molto ampia, ne consegue che diversi investitori hanno esigenze differenti e che, dunque, esistano soluzioni ESG adatte a tutti. Per tutti vale una regola generale: si parte dai dati. Questi consentono innanzitutto di selezionare gli asset per le strategie a gestione passiva, che possono offrire soluzioni d’investimento responsabili, economiche ed efficaci. Senza escludere le strategie attive, che secondo gli analisti di Invesco possono essere integrate a quelle passive in un portafogli attento ai fattori ESG.
LE LINEE GUIDA PER ORIENTARSI NELLA SCELTA
L’enorme crescita dell’integrazione ESG ha causato una proliferazione di strumenti di valutazione e iniziative miranti ad agevolare le decisioni d’investimento responsabile. Sono nati dalla volontà di creare un sistema finanziario globale più sostenibile, con asset manager desiderosi di capire meglio come le imprese gestiscono le tematiche ESG e proprietari di asset decisi a comprendere meglio come gli asset manager rispondono alla continua diffusione dell’investimento responsabile. Oggi iniziative di questo tipo sono assai numerose: dal rating alle schede di valutazione, fino agli strumenti di screening e alle norme di stewardship. Sono metodi efficaci, anche se non sempre perfetti: spesso servono più come indicazioni per orientarsi verso un engagement proattivo tra asset manager e imprese. Un’impresa buona, ad esempio, identificata con uno screening focalizzato sulla sostenibilità, può essere colpevole di “greenwashing”, cioè di aver dato un’impressione artefatta sulle sue credenziali ambientali, fornendo deliberatamente informazioni fuorvianti. La verità è che la linea di separazione tra asset ‘buoni’ e ‘cattivi’ è spesso indistinta ed è per questo che una combinazione di analisi qualitative e quantitative può rivelarsi utile.
L’IMPORTANZA DELL’ENGAGEMENT CON LE IMPRESE
Infine, non sempre il processo d’integrazione ESG approda a una decisione d’investimento. In linea con il principio che l’investimento responsabile è una questione di proprietà a lungo termine e di solida stewardship, l’engagement con imprese e altre entità in cui si investe è una caratteristica duratura di molti investimenti ESG. Ricorrendo al dialogo diretto con rappresentanti senior, o al proxy voting nelle assemblee generali annuali gli asset manager e i loro clienti possono fare valere la forza dell’azionariato attivo per promuovere una corporate governance appropriata e migliorare le organizzazioni ‘cattive’ e rendere quelle ‘buone’ ancora migliori.
27/05/2021
I piani infrastrutturali di Usa e Ue aprono opportunità per gli investitori
Investire nelle infrastrutture in un’ottica di lungo termine è un’opportunità aperta dai nuovi piani di investimento nel settore di Stati Uniti e Unione Europea. Nel mercato azionario statunitense i beneficiari principali del piano del Presidente Biden saranno i produttori di acciaio e le società legate all’edilizia.
IN USA FOCUS SU ACCIAIO E COSTRUZIONI
Guardando alla domanda di acciaio, l’allocazione verso le infrastrutture “tradizionali” come ponti e autostrade può sembrare insoddisfacente, ma diverse altre componenti possono favorire il consumo incrementale di acciaio, come i veicoli elettrici, le infrastrutture energetiche, alloggi e scuole pubbliche e altri interventi come la modernizzazione dei trasporti e delle ferrovie Amtrak.
ANCHE SEMICONDUTTORI E SERVIZI IT
Inoltre, le aziende specializzate in tecnologia dell’acqua, semiconduttori e apparecchiature per telecomunicazioni guadagneranno dal piano Biden, così come le aziende nel campo delle energie rinnovabili e quelle industriali che si concentrano sul miglioramento delle infrastrutture di rete elettrica. Nell’Unione Europea invece il focus è sul Next Generation EU, più focalizzato sulla sostenibilità, sulla transizione verde, che assorbirà almeno il 37% delle risorse, e sulla trasformazione digitale, a cui sono destinati almeno il 20% dei fondi.
IL PIANO EUROPEO È PIÙ VERDE
A differenza dell’American Jobs Plan questo favorisce soprattutto le aziende dei settori dell’energia rinnovabile e dell’IT, soprattutto i semiconduttori e le aziende attive nei servizi di Information Technology. Non va dimenticato il settore sanitario, le cui debolezze sono emerse in modo drammatico nella pandemia da Covid-19. Quello europeo ha vissuto un lungo periodo di sotto-investimento, una situazione che potrebbe cambiare grazie al supporto del piano europeo.
CAMBIATO L’ATTEGGIAMENTO DEGLI INVESTITORI
Le politiche dedicate alle prossime generazioni, compresa l’istruzione e le competenze, dovrebbero favorire in modo particolare l’industria dell’e-Learning. Inoltre, aumenta costantemente il peso dei titoli sostenibili sul settore infrastrutture, anche perché l’atteggiamento di molti investitori è cambiato radicalmente negli ultimi due anni, in quanto si posizionano su un trend di crescita strutturale.
LA FORZA DEL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ
Si stima che circa il 4% del PIL globale deve essere investito ogni anno per soddisfare le esigenze infrastrutturali globali, a cui si aggiungono programmi straordinari come quelli lanciati da Stati Uniti e Unione Europea. Inoltre il tema della sostenibilità rappresenta un punto focale di questi programmi, e questo rafforzerà ulteriormente la tendenza verso investimenti sostenibiliall’interno del settore delle infrastrutture.
24/05/2021
Conoscere gli investimenti ESG: perché sono sempre più importanti per il portafoglio
Investimento responsabile significa “fare la cosa giusta”, incoraggiando la sostenibilità e contribuendo a cambiamenti positivi e duraturi. Una tendenza che caratterizzerà le scelte di investimento del futuro
Negli ultimi anni gli investimenti sostenibili sono sempre più centrali nell’asset allocation. Un tempo l’investimento responsabile era considerato di nicchia e “accessorio”, oggi è diventato fondamentale. Ma cosa si intende per investimento responsabile? L’espressione comprende prodotti e servizi che rispecchiano un mutamento profondo negli interessi delle imprese, delle istituzioni e della società in generale.
L’IMPORTANZA DELLA TRASFORMAZIONE
Il cambiamento è in atto già da tempo. Il Covid è stato un acceleratore a livello globale. A testimoniare il crescente interesse per gli investimenti sostenibili, che saranno sempre più importanti in futuro, ci sono gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG ONU).
GLI OBIETTIVI DELL’ONU
Lanciati nel 2015 e definiti dall’ONU “un programma d’azione per la pace e la prosperità”, i 17 SDG esprimono le questioni chiave che si pongono al pianeta e all’intera popolazione. L’investimento responsabile cerca di coniugare la performance che ogni investimento cerca di raggiungere, con obiettivi non puramente economico-finanziari. Si tratta di promuovere cambiamenti positivi e duraturi, anziché puntare a guadagni di breve termine, gli investitori contribuiscono a gestire maggiori problematiche dell’era attuale e di quelle future.
“FARE LA COSA GIUSTA”
Investimento responsabile significa “fare la cosa giusta”, incoraggiando la sostenibilità e contribuendo a cambiamenti positivi e duraturi. L’ascesa decisa dell’investimento responsabile negli ultimi anni è esplicitamente attestato dall’adesione ai Principi per l’Investimento Responsabile (PRI), una rete internazionale sponsorizzata dall’ONU i cui firmatari adesso vantano una massa gestita di oltre 100 trilioni di dollari Usa. L’adesione ai PRI sottolinea l’evoluzione dell’investimento responsabile che da scelta preferita da pochi, sta sempre di più diventando un fondamento essenziale in ottica investimento.
PERCHÉ IL TREND CRESCERÀ IN FUTURO
La pandemia, lo abbiamo detto, è servita per accelerare alcune tendenze che già erano in atto. La propensione ESG degli investitori è una di quelle che, inevitabilmente, è destinata a rafforzarsi nei prossimi anni. Grazie agli strumenti oggi disponibili anche per l’analisi dei dati, i rapporti rischio-rendimento associati all’investimento responsabile sono ora molto più comprensibili. Molta strada è stata fatta anche sotto l’aspetto della normativa e della trasparenza, anche se ne resta ancora altrettanta da percorrere. Gli investitori vogliono fare la differenza, anche nelle scelte di allocazione del capitale. E soprattutto i più giovani hanno una sensibilità spiccata per l’investimento responsabile che, anche per questo, sarà destinato a crescere in futuro
IL RUOLO DEI MILLENNIAL
Da studi recenti, è emerso che l’investimento responsabile interessava il 95% dei millennial nel 2019, quota in crescita del 7% rispetto alla rilevazione di due anni prima. Si stima che il patrimonio trasferito dai baby-boomer – ossia la generazione di coloro che sono nati tra il 1946 e il 1964 – ai millennial (persone nate tra il 1981 e il 1996), sarà di 30 trilioni di dollari Usa. È evidente che le generazioni che investiranno domani, lo faranno tenendo ben a mente quale impatto sull’ambiente avranno le loro scelte e quelle delle società in cui decidono di investire. Sono l’88% i millennial ad alto reddito che valutano attivamente l’impatto in termini ambientali, sociali e di governance dei loro investimenti.
UN FUTURO SEMPRE PIÙ ESG
L’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento è destinata a rafforzarsi nel prossimo futuro. La strada sembra davvero segnata. Il desiderio di dare il proprio contributo per migliorare il Pianeta non è solo legato alle scelte che indirizzano i comportamenti o l’alimentazione ma sempre di più anche l’asset allocation. E anche le aziende cominciano a migliorare l’efficienza energetica e l’impatto sull’ambiente, avviando quella transizione energica che è al centro del Recovery plan e lo sarà anche nel mondo finanziario di domani.
22/04/2021
Ecco perché i conti correnti stanno diventando sempre meno convenienti
Cresce la liquidità degli italiani posteggiata sui conti correnti ma per le banche sta diventando un costo. Tutta colpa dei tassi di interesse negativi della Banca centrale europea: cerchiamo di capire i motivi
Tenere troppi soldi sul conto corrente è diventato un problema. È finita da un pezzo l’epoca in cui un conto corrente con tanti zeri faceva felice la banca. Adesso è diventato addirittura un peso. Più che altro un costo. Tutta colpa dei tassi di interesse negativi della Banca centrale europea: cerchiamo di capire perché.
LA PRIMA BANCA A CHIUDERE I CONTI
L’apripista è stata Fineco. Il 18 marzo la banca ha avvertito i suoi correntisti più facoltosi: se i depositi bancari superano la soglia di 100mila euro, in assenza di investimenti o prestiti con la banca stessa, il conto corrente verrà chiuso. Un piccolo terremoto nel panorama bancario italiano. Per la prima volta le famiglie sono state avvisate che detenere troppa liquidità ferma sui conti può provocare la cessazione del rapporto. Segno dei tempi che cambiano, certo. Meglio valutare, quindi, forme remunerative di investimento perché la liquidità per le banche sta diventando un costo.
UNA VALANGA DI LIQUIDITÀ
Nell’ultimo anno i depositi bancari sono cresciuti. La pandemia ha messo in ginocchio le categorie più colpite dai lockdown e delle restrizioni, ma chi ha continuato a percepire lo stipendio, ha aumentato il risparmio. Tra i motivi, le ridotte occasioni di spesa e l’incertezza del futuro. Resta il fatto che secondo l’Abi, che ha elaborato i dati di Bankitalia, il tasso di incremento annuo dei depositi delle famiglie è in ascesa, con un +10,2% registrato nel mese di febbraio. La raccolta in Italia ha toccato livelli record, con 1.745 miliardi di euro posteggiati sui conti correnti (nel 2020 erano 1.584 miliardi) e altri 214 milioni di obbligazioni, per un totale che supera 1.900 miliardi di euro.
I TASSI NEGATIVI FANNO AUMENTARE I COSTI
Se da un lato aumentano i soldi sui conti correnti, dall’altro lievitano anche i costi per la banca che deve posteggiare la liquidità in eccesso alla Banca centrale europea. Su una parte della liquidità che le banche europee depositano presso le banche centrali l’interesse è zero, mentre sulla restante parte pagano tassi negativi. Una sorta di “tassa” sulla liquidità che le banche stanno cominciando a far pagare ai clienti, rivedendo al rialzo le condizioni economiche dei conti correnti e degli strumenti di pagamento.
COMMISSIONI PIÙ CARE PER I CLIENTI
Secondo una indagine di Bankitalia del 2020, il costo annuo di mantenimento per un conto corrente è aumentato mediamente di 88,5 euro rispetto al 2019. A lievitare sono state le spese fisse, a cominciare dal canone mensile. Ma anche quelle per gli assegni, i prelievi bancomat, i bonifici e i servizi accessori. E la situazione potrebbe addirittura peggiorare l’anno prossimo, con il nuovo limite di utilizzo del contante per i pagamenti che scenderà a 999,99 euro. Questo implicherà più prelievi e bonifici o comunque maggiori operazioni bancarie, con un aggravio di spese, nel caso si alzassero le commissioni. Per le banche introdurre tassi negativi, in stile Bce, può essere una misura troppo impopolare. Per recuperare i costi sostenuti per depositare la liquidità presso le banche centrali, quindi, ritoccano le condizioni economiche dei conti correnti.
SI PARTE CON I CONTI CORPORATE
Le banche hanno già cominciato a disincentivare le maxi giacenze sui conti delle aziende. UniCredit, per esempio, prevede una commissione mensile sulla liquidità dei conti intestati a “non consumatori”, dello 0,5 per cento, dal primo marzo. L’ex ad Mustier aveva ipotizzato di introdurre commissioni anche per i conti delle famiglie, nel 2019, abbandonando poi il progetto. Da quest’anno anche Bnl ha introdotto costi maggiori per i clienti corporate sull’eccesso di liquidità. A breve potrebbero seguire questa strada anche Bper e Intesa Sanpaolo per conti con giacenza superiore ai 100mila euro. Intesa Sanpaolo già nel 2017 aveva iniziato ad aumentare il canone mensile dei conti correnti anche di privati, con livelli crescenti in base al saldo.
COSTI ULTERIORI SE IL CONTO È IN ROSSO
Per restare in tema di maggiori costi per i titolari di conto corrente, da inizio anno potrebbero anche aggiungersi quelli previsti in caso di scoperto. La novità, in vigore da inizio 2021, riguarda l’applicazione di una nuova normativa europea dell’Eba. Adesso per andare in default automatico con un istituto di credito basta avere un debito superiore ai 100 euro per i privati e Pmi “che abbiano un’esposizione nei confronti della banca inferiore a 1 milione di euro” o superiore ai 500 euro per imprese con esposizione oltre il milione di euro o “superiore all’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca”. Resta invariato, rispetto al precedente impianto normativo, il limite temporale dei 90 giorni consecutivi di conto corrente in rosso, che salgono a 180 giorni per le pubbliche amministrazioni. Queste nuove disposizioni, più stringenti, potrebbero in alcuni casi comportare l’interruzione di addebiti automatici per bollette e utenze. Sarà anche più facile correre il rischio di finire nell’elenco dei “cattivi pagatori”.
ASPETTANDO L’EURO DIGITALE
L’euro digitale potrebbe arrivare nel 2021, dopo una sperimentazione che potrebbe partire da giugno. Si tratta di una CBDC cioè una central bank digital currency, ossia una valuta digitale emessa dalla Bce, la Banca centrale europea. L’euro digitale, però, non sarà una vera e propria criptovaluta perché i prezzi non saranno volatili ma con un valore alla pari con al contante: 1 euro digitale vale 1 euro fisico. La mossa è anche una risposta in euro a Diem, la criptovaluta lanciata da Facebook che potrebbe far crescere in maniera sensibile il numero di transazioni in dollari nel corso dei prossimi mesi. Tra i vantaggi dell’euro digitale, la riduzione dei costi legati ai sistemi di pagamento, che non dipenderebbero più dalle banche, ma direttamente dalla Bce. Dovrebbe, infine, essere garantito l’utilizzo dell’euro digitale anche a chi non ha un conto corrente, con l’apertura di un deposito probabilmente gestito direttamente dalla Banca centrale europea, coadiuvata da operatori di mercato specializzati.
21/04/2021
I consigli per proteggersi dalle bolle di mercato
La diversificazione resta la migliore barriera contro le bolle di mercato. Oggi sono presenti i tre elementi che contribuiscono alla formazione delle bolle ma non si vede l’innesco che potrebbe farle esplodere.
Oltre un anno fa il mercato azionario globale cominciava la corsa verso nuovi record, a dispetto di un crollo dell’attività economica mai visto in tempi di pace. Dal 23 marzo 2020 lo S&P 500 è rimbalzato violentemente e alcuni titoli tecnologici hanno registrato performance a tre cifre. L’unica risposta possibile alla domanda se il mercato sia in una condizione di bolla, sembrerebbe un granitico “sì”, ma il quesito da porsi è più sottile, vale a dire quale sia il momento in cui la crescita dei prezzi si trasforma in bolla pronta a deflagrare. In questo caso la risposta esige un supplemento di attenzione, perché le “bolle” sono uno dei fenomeni più antichi e controversi nella storia dei mercati finanziari.
PREVENIRE LE BOLLE PUÒ ESSERE COSTOSO
Riconoscere le bolle è difficile e costoso, soprattutto se comporta mettersi contro il mercato se si ravvedono forti incongruenze nei prezzi. Oggi lo scenario è completamente inedito, ogni ansa del fiume della Storia riserva novità e situazioni mai viste prima, dalla Cina, alle enormi potenzialità della tecnologia, alle politiche monetarie senza precedenti, tutto contribuisce ad aumentare la complessità e il numero dei possibili esiti, e qualsiasi tentativo di scrutare il passato per cercare indizi utili a decifrare il futuro è inutile.
PER UN INCENDIO SERVONO TRE ELEMENTI
Si può parlare con certezza di una bolla solo dopo la sua deflagrazione e non aiutano neppure i principali indicatori di Wall Street perché si oppongono altrettanto buoni argomenti a confutazione. Non basta la sopravvalutazione dei prezzi per gridare alla bolla, anche perché possono riferirsi ad alcuni settori e titoli. Per trasformare una fiamma in un incendio occorre la combinazione di materiale infiammabile, calore e ossigeno, e se manca solo uno dei tre il fuoco si può sopprimere e scongiurare il pericolo.
OGGI MANCA L’INNESCO
Anche per alimentare una bolla sono necessari tre elementi, tutti presenti al momento: facile accesso al trading, facile accesso al credito e ampia platea di operatori, come quelli che si ritrovano in gran numero su Reddit e Robinhood. Ma manca il fattore fondamentale dell’innesco, la scintilla che fa esplodere la bolla, il fattore ignoto che scatena il cambiamento radicale. Potrebbe essere un cambio nelle politiche fiscali dei governi, o in quelle delle banche centrali, ma anche nascondersi in una qualsiasi novità tecnologica come ad esempio l’elettrificazione degli anni Venti, un grosso trader in difficoltà, una nave messa di traverso in un canale come Suez o le dispute sul controllo di un canale ancora più importante, i 6 chilometri di mare che separano Taiwan dalla città cinese di Xiamen.
RENDERE I PORTAFOGLI MENO VULNERABILI
L’attuale mercato non è economico ma neppure troppo tirato, con il fuoco circoscritto a qualche nome della tecnologia, titoli quotati di recente, società attive nelle energie alternative. Ma l’effetto domino può comunque travolgere tutto in un mercato in un “fase tarda” del ciclo. Ma non è così importante saper riconoscere il momento in cui un mercato da “bullish” si trasforma in “bubblish”, lo è accettare l’ineludibilità di queste fasi e comportarsi di conseguenza, perché non esistono portafogli invulnerabili, ma esistono portafogli che diventano anti-vulnerabili, preparati all’incendio grazie a opportune barriere tagliafuoco.
DIVERSIFICAZIONE E STRATEGIA “A BILANCIERE”
Viene indicata come prima e più importante barriera la diversificazione, che non vuol dire mettere in portafoglio un po’ di questo e un po’ di quello, ma allocare le classi di attivo secondo i criteri della decorrelazione, esercizio che richiede competenze e intelligenza. Un’altra barriera è un posizionamento “barbell”, con i pesi distribuiti alle estremità, come nei bilancieri da palestra: da una parte l’esposizione al beta di mercato e alla direzionalità, dall’altra il posizionamento su strategie a protezione, alternative, multi-asset a bassa volatilità, in una strategia che mette alla prova la valenza del selezionatore. La posta in gioco è il valore aggiunto della diversificazione più efficace.
20/04/2021
Entro la fine dell’anno arriverà “Diem”, la moneta digitale ideata da Facebook
La stablecoin ideata per sostituire il vecchio progetto Libra potrebbe vedere la luce al massimo entro la fine del 2021
Ancora qualche mese di pazienza e il progetto di una moneta digitale targata Facebook diventerà concreto. Secondo quanto riportato da Cnbc, entro massimo la fine del 2021 “Diem”, la stable coin ideata da Facebook, verrà lanciata con un progetto pilota.
C’ERA UNA VOLTA LIBRA
Nel 2019 Facebook aveva lanciato con grande clamore “Libra”, una vera e propria criptovaluta. Nonostante il sostegno di colossi come Visa e Mastercard, il progetto era stato poi ritirato a causa dell’opposizione di alcune tra le più importanti autorità di regolamentazione mondiali. A destare preoccupazione erano stati i rischi per la stabilità del sistema finanziario globale – Facebook ha quasi tre miliardi di utenti nel mondo – oltre ai dubbi sul riciclaggio di denaro e sulla privacy degli utilizzatori.
IL PROGETTO DIEM
Da qui la scelta di “ripiegare” su un progetto meno ambizioso basato su una stablecoin (cioè una valuta digitale ancorata ad almeno una valuta ufficiale) poi denominata Diem. Secondo quanto riportato da Cnbc, il progetto pilota di Diem sarà lanciato entro la fine di quest’anno dalla Diem Association, la società no profit con sede in Svizzera che sovrintende allo sviluppo della moneta digitale. Inizialmente Diem sarà ancorata al dollaro americano (dovrebbe chiamarsi Diem Dollar) e si concentrerà principalmente sulle transazioni tra singoli consumatori con la possibilità, solo per alcuni utenti, di pagare anche l’acquisto di beni e prodotti.
LE AMBIZIONI DI FACEBOOK
Nell’ultimo anno e mezzo la tecnologia blockchain che regola gli scambi di Diem è diventata molto più sofisticata rispetto all’inizio. Rispetto alle criptovalute come il Bitcoin, le stablecoin essendo ancorate al valore di altre valute ufficiali non sono soggette a movimenti troppo volatili (come dimostra l’andamento di questi giorni del Bitcoin). In parallelo, a conferma delle ambizioni di Facebook nel settore finanziario, prosegue la sperimentazione di WhatsApp Pay in Brasile e in altre aree del Sud America.
10/04/2021
Investire sul trend della cybersecurity
Il mercato della cybersecurity è destinato a una forte crescita grazie alla continua digitalizzazione di tutti i settori economici, ma non è una strada a senso unico per le aziende del settore. Molto si basa sulla fiducia, perché le aziende non più in grado di mantenere le promesse di sicurezza nei confronti dei clienti saranno rapidamente sostituite da quelle più affidabili. Anche nella cyber-sicurezza sono necessari un continuo e attento monitoraggio e una buona selezione da parte del gestore degli investimenti, per cui le allocazioni possono cambiare in qualsiasi momento. E in ogni caso anche in questo campo valgono i rischi generalmente associati agli investimenti azionari.
UNA SPINTA DECISIVA DALLA PANDEMIA
La sicurezza informatica è un megatrend di investimento che ha avuto una spinta decisiva al rialzo grazie alla pandemia, perché il rapido aumento dei servizi digitali implica che la criminalità informatica non solo si è diffusa maggiormente, ma si è trasformata in un enorme settore di attività per la criminalità organizzata, ed è anche diventata campo di battaglia per operatori statali e parastatali di tutto il mondo. Per questo si prevede un aumento massiccio delle spese per la cybersecurity nel 2021. Si stima che il settore crescerà di oltre il 10% l’anno nei prossimi 5-10 in un trend di cui per il momento non si intravede la fine.
CRIMINALITÀ INFORMATICA IN FORTE CRESCITA
La digitalizzazione di quasi tutti i settori e l’accelerazione del trend del lavoro da casa hanno avuto un forte incremento con la pandemia. Ma il rapido aumento della digitalizzazione implica anche che la criminalità informatica non solo si è diffusa nettamente e trasformata in un enorme settore di attività per la criminalità organizzata, ma è anche diventata un campo di battaglia per gli operatori statali e parastatali di tutto il mondo. La sicurezza informatica riguarda tutti – enti, governi, società e privati – perché l’identità di ciascuno, che piaccia o meno, sta diventando sempre più digitale, almeno a fini amministrativi, di consumo, di viaggio.
UN ARMAMENTARIO SEMPRE PIÙ VASTO
Oltre ai furti e allo spionaggio politico e industriale, sono in forte aumento soprattutto i ricatti contro società e governi con il metodo del “ransomware”. Inoltre il riscatto spesso è richiesto in criptovalute, rende impossibile tracciare il percorso del denaro estorto. Un altro metodo diffuso usato dai criminali informatici è il “phishing”, furto di identità digitali, e anche il ricorso allo spyware, software dannosi che infettano il computer o il cellulare e raccolgono informazioni sull’utente e le sue abitudini. Anche i cosiddetti “trojan” sono particolarmente insidiosi e consentono agli aggressori di entrare nei sistemi, rubare o modificare i dati e installare ulteriori software malevoli.
PER L’INVESTITORE GARANZIA DI CRESCITA
Tutte queste strategie di attacco in continua evoluzione, dal punto di vista dell’investitore in cyber-sicurezza significano prospettive di una lunga crescita. Come in una lotta eterna tra spade e scudi, i metodi di attacco migliorano continuamente, così come l’hardware a disposizione. Le società specializzate devono sviluppare costantemente metodi di rilevamento e di difesa, crittografia e sistemi di sicurezza. E i loro clienti devono acquistare continuamente i sistemi di sicurezza migliori. Si stima che i danni derivanti dal cyber-crimine superino i mille mld di dollari l’anno, il 50% in più rispetto a solo due anni fa, per cui la necessità per imprese e autorità di investire continuamente in sicurezza è sempre più elevata.
Istat: raddoppia la propensione al risparmio
Nel 2020 la tendenza a non spendere delle famiglie è salita al 15,8% dall’8,2% del 2019. Calano del 10,9% i consumi, anche alimentari. Coldiretti: nel 2020 la spesa per cibo è scesa del 5,5%
La crisi economica dovuta alla pandemia ha allenato gli italiani al risparmio con risultati sorprendenti. Lo dice l’ultimo rapporto Istatsulla spesa per consumi delle famiglie che, stando allo studio, nel 2020 si è contratta del 10,9%, portando la propensione al risparmio al 15,8%: quasi il doppio rispetto all’8,2% del 2019.
L’EFFETTO COVID SUL POTERE D’ACQUISTO
“Le misure di sostegno messe in atto per contrastare gli effetti economici dell’emergenza sanitaria hanno attenuato la caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, che nel 2020 è diminuito del 2,8% (-32 miliardi di euro)”, fa sapere l’Istat. Il potere d’acquisto, che è il reddito disponibile espresso in termini reali, è diminuito del 2,6% nel 2020, interrompendo una dinamica positiva in atto dal 2014, sei anni prima. Come conseguenza delle misure di sostegno e della contrazione di tasse e contributi, legata all’emergenza sanitaria, è aumentato anche l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, che per il 2020 è pari a -156,9 miliardi di euro. Un dato sul deficit in netto peggioramento rispetto ai 129 miliardi dell’anno precedente.
I TAGLI SULLA SPESA ALIMENTARE
Nell’anno della pandemia gli italiani non hanno esitato a tagliare perfino sul cibo. Un’analisi di Coldiretti mostra che, nel 2020, la spesa alimentare delle famiglie è crollata del 5,5%. “Si tratta di una brusca inversione di tendenza dopo che il settore era stato il più resistente alla crisi, con un aumento delle vendite al dettaglio determinato anche dal maggior tempo trascorso a casa dai cittadini in lockdown”. Ora l’acuirsi della crisi – continua Coldiretti – “colpisce direttamente i consumi essenziali delle famiglie a partire dal cibo”. A calare a febbraio rispetto all’anno scorso sono state le vendite alimentari in tutte le tipologie commerciali, dalla grande distribuzione (-6,1%) ai piccoli negozi (-2,9%) fino addirittura ai discount (-1,5%). “E’ il drammatico effetto sottolinea l’associazione – della presenza in Italia di 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, un milione in più rispetto allo scorso anno, con il record negativo dall’inizio del secolo”.
L’AUMENTO DELLA POVERTA’
Fra i nuovi poveri – rileva Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere le loro attività, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalle limitazioni imposte per frenare la pandemia.
COLDIRETTI A SOSTEGNO DI CHI NON CE LA FA
Proprio per questo – conclude l’organizzazione – “abbiamo promosso l’iniziativa Filiera Italia e Campagna Amica, che prevede l’offerta di un pacco di oltre 50 chili con prodotti 100% Made in Italy”.
19/03/2021
Perché gli
investimenti ESG non sono una bolla
Non si vedono somiglianze con gli
eccessi del passato in altri settori e si ritiene che l’approccio ESG sia
ancora in una fase adolescenziale, con il potenziale di una crescita duratura e
sostenibile
Si è convinti che gli investimenti mirati
sui fattori ESG, vale a dire Ambiente, Sociale e Governance, non stiano
gonfiando una bolla finanziaria come quelle degli ultimi decenni, ma siano
invece solo all’inizio di un lungo percorso di solida crescita. Per
definite correttamente l’approccio ESG l’esperto
di ASI torna indietro nel tempo al Giappone di 100 anni fa e al concetto di
capitalismo etico noto come gapponshugi, promosso dal venture capitalist
giapponese del tempo Shibusawa Eiichi. Confrontando questo modello con
l’attuale sviluppo degli investimenti ESG si prospetta una crescita di più
lungo periodo con una particolare attenzione verso il capitalismo partecipato.
ANCORA IN FASE DI SVILUPPO
Tale approccio porrebbe gli investimenti ESG in una fase di sviluppo
corrispondente alla tarda adolescenza, con il potenziale dunque per beneficiare
di una lunga crescita sostenibile futura. ASI propone
a questo proposito il grafico che segue, che mette in relazione il trend ESG a precedenti temi di lungo periodo come
la crescita dei paesi BRIC, la bolla dei titoli informatici e quella del
settore tecnologia, media e telecomunicazioni.
Gli investimenti ESG non rappresentano
una bolla finanziaria né una moda passeggera, ma anche
se fosse, i pregressi storici visualizzati nel grafico suggeriscono che la
maggior parte dei “temi di lungo periodo” sovraperformano per più di cinque
anni, e dunque gli investimenti ESG avrebbero ancora molto margine di crescita.
LA PANDEMIA HA ESALTATO L’ASPETTO SOCIALE
Nel 2020 i flussi verso investimenti sostenibili hanno raggiunto $1.000 mld e sono rappresentati da circa
2.706 fondi che rispondono in un modo o nell’altro a criteri di carattere
ambientale, sociale e di governance, ma il totale complessivo è probabilmente
ancora più ampio. Ora che hanno raggiunto un certo stadio di maturità, ci si
chiede quale sarà il loro futuro e quali temi globali saliranno alla ribalta,
per sottolineare il ruolo dei nuovi modelli economici che si sono affermati
anche per l’irruzione sulla scena globale della pandemia di Covid-19, ha messo
al centro della scena la dimensione sociale delle tematiche ESG. ASI prevede dunque una
crescita rilevante del capitalismo sociale, fondato su nuovi modelli di
sviluppo come la cosiddetta “economia della ciambella” e il lavoro di
organizzazioni quali la Wellbeing Economy Alliance, che hanno già attirato
l’interesse di governi e pubbliche amministrazioni.
GUARDARE ANCHE OLTRE IL PIL
In questo quadro, i governi cominciano
infatti a guardare oltre il prodotto interno lordo incoraggiando una visione
più a lungo termine da parte degli investitori. ASI ha ‘mappato’ quattro
quadranti del capitalismo sociale a livello globale, prendendo in
considerazione sia il PIL che i fattori ESG, rilevando che la composizione
tradizionale delle economie potrebbe cambiare con un significativo impatto
trasformativo sui settori economici, determinando nuovi vincitori e vinti.
I cambiamenti climatici restano comunque la sfida
principale. Il tema è uno dei più sentiti in ambito ESG, con le nuove
tecnologie e le nuove fonti energetiche che stanno accelerando il processo,
anche se la strada da percorrere è ancora lunga.
IL NUOVO CORSO DI AMERICA E CINA
Dopo le elezioni, il cambiamento climatico
è tornato al centro dell’attenzione in USA, mentre anche l’altra grande potenza
economica mondiale sta svolgendo un ruolo positivo, con il presidente cinese Xi Jinping che si è posto l’obiettivo di
ridurre drasticamente le emissioni entro il 2030 e di raggiungere la neutralità entro il 2060, con una scelta che avrà
enormi ripercussioni e favorirà la crescita di una green economy anche in Cina.
FARE ATTENZIONE ALL’EMITTENTE
Anche l’ascesa delle obbligazioni ESG da parte di emittenti sovrani e
corporate sembra destinata a continuare. Secondo i dati di Bloomberg il mercato
globale dei green bond è cresciuto dai $12
mld del 2011 ii $245 mld nel 2019, prevedendo una crescita analoga anche per
emissioni di obbligazioni sociali, legate agli SDG e a numerosi altri criteri.
Di recente, ASI ad esempio ha analizzato un’obbligazione relativa alla pesca sostenibile. Prima di impiegare il capitale,
gli investitori dovrebbero considerare anche l’emittente, per accertarsi che
l’obbligazione sia in linea con la strategia complessiva del proponente.
GLI ETF E LA DEMOCRATIZZAZIONE DEL RISCHIO
Un altro tema importante segnalato è
la “democratizzazione del rischio”, con la diffusione sempre più ampia di
strumenti passivi come gli ETF, che allargano
la base di investitori anche agli strumenti finanziari ESG. Nel corso del 2020
si è registrato infatti un aumento del numero di fondi passivi legati ai temi
ESG, in un trend che dovrebbe intensificarsi ulteriormente, incentivato anche
dal miglioramento degli standard di informativa e
misurazione.
08/01/2020
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07/01/2020
Per BlackRock il 2021 inizia con azioni Usa, emergenti e Btp
La grande casa d’investimento spiega quali sono state le tre lezioni che abbiamo imparato nel 2020 e volge lo sguardo all’asset allocation del nuovo anno
Il 2020 è stato sicuramente un anno straordinario per i mercati finanziari, segnato prima dallo shock da Covid con il conseguente sbandamento, seguito da un rally degli asset a rischio proseguito per tutto il resto dell’anno. Proprio questo poderoso rally rappresenta la lezione più importante e non ancora pienamente apprezzata dagli investitori, perchè è stato la conseguenza di una rivoluzione della politica monetaria in risposta alla crisi da pandemia che ha costituito il cuore della performance messa poi a segno dagli asset a rischio. Lo shock iniziale da Covid ha fatto scattare a marzo un’ondata di vendite, ma è stato subito abbastanza chiaro che il danno che sarebbe stato inflitto alle economie sarebbe stato frazionale di quello seguito alla crisi finanziaria globale del 2008.
RISPOSTA STRAORDINARIA ALLA SHOCK
È l’analisi proposta dal commento settimanale di mercato del BlackRock Investment Institute, che già all’inizio della crisi aveva visto lo shock da pandemia più come un evento paragonabile a una catastrofe naturale su larga scala che sarebbe stato seguito da una pronta ripartenza delle economie, a condizione che le politiche monetarie e fiscali fornissero il “ponte” necessario a superare la fase più acuta. E la risposta delle politiche non solo c’è stata, ma è stata straordinaria, tanto da indurre la stessa BlackRock ad aumentare la propria esposizione all’azionario.
IL VACCINO FARÀ DA PONTE
Su un orizzonte tattico, BlackRock ha deciso di privilegiare il credito e di preferire gli asset di qualità, mantenendo una propensione moderata al rischio sul resto del 2020. Ma la rivoluzione in corso delle politiche ha anche determinato una revisione al rialzo dell’outlook globale per il 2021, ritenendo che il supporto monetario e fiscale in atto aiuterà a prevenire un deterioramento delle condizioni economiche, mentre l’arrivo del vaccino farà da “ponte” per l’approdo all’economia della post-pandemia.
RIVOLUZIONE DELLE POLITICHE
Un elemento chiave della rivoluzione delle politiche fiscali e monetarie è secondo BlackRock il fatto che I tassi nominali resteranno sostanzialmente indifferenti a un’inflazione più elevata, in uno scenario definito “Il nuovo nominale” dalla stessa BlackRock nel suo outlook per il 2021, in cui si aspetta che i rendimenti nominali vengano compressi dalle banche centrali, ora diventate disponibili a tollerare anche un’inflazione oltre i target pur di dare spazio di ripresa all’economia. Il risultato secondo BlackRock è un mix di maggior crescita e tassi in declino, una combinazione ancora non abbastanza apprezzata dai mercati ma con il potenziale di supportare gli asset a rischio, sostenuti anche dalla prospettiva di una vasta campagna di vaccinazioni. A beneficiare maggiormente di questa ripresa dovuta al vaccino saranno soprattutto i Paesi emergenti.
IMPORTANZA DEI TREND STRUTTURALI
Oltre alla rivoluzione delle politiche, la seconda lezione che il 2020 lascia in eredità ai mercati è l’importanza dei trend strutturali di lungo termine come driver della performance degli asset. BlackRock fa l’esempio del focus sulla sostenibilità, rafforzato proprio dalla pandemia, l’accelerazione dell’e-commerce a spese dei canali tradizionali e la sovraperformance dei titoli Tech che cavalcano i trend di lungo termine. Di qui la preferenza per un posizionamento di portafoglio “a bilanciere” nei prossimi 6-12 mesi: su un’estremità asset di qualità come tech e healthcare, sull’altra esposizione ciclica selettiva. BlackRock mantiene comunque una preferenza sullo stile di investimento centrato sulla qualità, che ha ripagato bene nel 2020, mentre vede lo stile tradizionale “value” penalizzato da fattori strutturali che si sono esacerbati con la pandemia e che potrebbero limitarne l’upside anche in caso di rapida ripresa economica.
SCELTE PAGANTI, ANCHE PER IL 2021
Terza e ultima lezione, l’importanza di essere selettivi sull’esposizione ciclica, vista a metà anno come promettente ma poi rivelatasi meno pagante delle attese, mentre sono state ripagate le scelte di sovrappesare il credito High Yield e il fattore qualità. BlackRock è anche tornata a un posizionamento neutrale sul debito emergente e positivo sull’azionario emergente. Alla fine la scelta di farsi guidare dalla natura particolare dello shock da pandemia e dalla rivoluzione delle politiche è stata pagante nel 2020, con quest’ultima che resta un punto fermo nelle scelte di investimento per l’anno appena iniziato. Inoltre, BlackRock nei prossimi 6-12 mesi ha intenzione di ridurre l’esposizione sull’azionario europeo (appesantito dalla forte presenza di finanziari che risentiranno dei tassi bassi) e aumentare, invece, l’esposizione su Wall Street con healthcare e tech in primo piano. Invariata, inoltre, la posizione di sovrappeso sulle obbligazioni governative dei Paesi periferici dell’area Euro, compresi i Btp italiani.
21/12/2020
Con Tesla nello S&P 500 la transizione energetica in vetta all’azionario globale
L’azienda di Musk si posiziona in testa nell’indice finora dominato dai big del digitale e chiude l’anno con una crescita del 730%
L’ingresso della ‘portaerei’ Tesla nelle acque dell’indice S&P 500 della Borsa di New York sembra un evento epocale che va al di là dei numeri strabilianti messi a segno in questo 2020 dal titolo dell’azienda fondata da Elon Musk, con lo spettacolare rialzo di oltre il 730% messo a segno da inizio anno di cui un 70% solo nell’ultimo mese. Numeri che stanno facendo inarcare di scetticismo i sopraccigli di molti guru, che prevedono un’ondata di prese di beneficio non appena ci sarà l’occasione, ma che forse ci stanno dicendo qualcosa di importante sulla rivoluzione dell’economia che il mercato azionario ha anticipato nell’anno della pandemia, che ha impresso un’accelerazione potente ai megatrend in atto da una decina d’anni. Il più visibile e radicato è sicuramente la digitalizzazione, e non è certo un caso che i titoli di questo filone, solitamente indicati come ‘tech’, rappresentino ormai circa un quarto dello stesso S&P 500 e dei 32.000 mld di dollari di capitalizzazione che ha raggiunto.
L’AVANZATA DELLE STRATEGIE ESG
Se andiamo a vedere dentro questo quarto di titoli tech, scopriamo che i primi sei, vale a dire Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e i due titoli Alphabet che fanno capo a Google, totalizzano circa il 22%. Si può dire che la componente digitale sia ben rappresentata. L’altro mega trend, più recente ma ancora meno potente in termini di rappresentanza sul mercato, è la transizione energetica. Sempre più investitori e grandi case ne fanno una discriminante nelle loro scelte di allocazione di portafoglio, come dimostra il successo crescente e costante delle strategie ESG, vale a dire Ambiente, Sociale e Governance, dove la prima lettera prevale. Si moltiplicano i fondi attivi e passivi e altri strumenti di investimento che sono focalizzati sui fattori ESG. Ma, a differenza della digitalizzazione, la transizione energetica non ha ancora il suo ‘campione globale’ riconosciuto sul mercato azionario.
L’INGRESSO PIÙ PESANTE DI SEMPRE
Ora Tesla colma questo vuoto, e con l’ingresso più ‘pesante’ di sempre nello S&P 500 aggiunge un altro 1,5% di capitalizzazione andandosi a posizionare nel punto mediano della classifica dei primi 10 titoli dell’indice, più o meno dalle parti della Berkshire Hathaway di Warren Buffet, che oggi occupa il settimo posto dietro ai 6 di cui sopra, davanti a Johnson & Johnson e a JP Morgan. Essere nello S&P 500 ed esserci con questo peso ha implicazioni molto importanti per le scelte di allocazione degli investitori. L’esempio più lampante è quello dei fondi passivi, come gli ETF, che se replicano un indice sono ‘costretti’ ad avere in portafoglio le azioni che lo compongono. Oggi sono almeno una ventina gli ETF che tracciano direttamente l’S&P 500, ma ce ne sono molti altri che ‘devono’ averlo in portafoglio in tutto o in parte. Poi ci sono i fondi, attivi e passivi, sempre più diffusi, focalizzati appunto sulle strategie ESG e sulla transizione energetica in particolare, nei cui portafogli non potranno mancare le azioni del ‘campione globale’ nel campo.
PREVISIONI DIVERGENTI
Come si comporterà Tesla da componente di primissimo piano dello S&P 500? Opinioni e previsioni sono divergenti. C’è chi sostiene che il grosso del ribilanciamento di ETF e altri fondi attivi e passivi debba ancora arrivare, e pronostica una fase di ‘extra-buying’ che potrebbe andare avanti fino almeno a metà gennaio. Altri invece assegnano un secco SELL al titolo di ELon Musk sostenendo che gli acquisti si sono già verificati da quando l’ingresso nell’indice è stato annunciato a metà novembre e motivano questa convinzione con il rialzo del 70% messo a segno da allora da Tesla. Altri ancora invece si interrogano sull’impatto che l’ingresso di Tesla potrebbe avere sugli altri big tech dello S&P 500, chiedendosi se gli investitori potrebbero ad esempio alleggerirsi di Apple, che è in cima alla classifica per capitalizzazione, per far spazio a Tesla nei propri portafogli.
BOTTOM LINE
Tesla mette la bandierina della transizione energetica sulla vetta del mercato azionario globale, accanto a quelle della rivoluzione digitale. Forse a questo punto l’esercizio più interessante per l’investitore potrebbe essere cercare di capire quali sono i futuri campioni globali di questo mega trend che andranno ad affiancare l’azienda di Musk, così come nel tempo le varie Facebook, Netflix, etc. si sono accodate a Apple, Microsoft, Amazon e Google.
29/11/2020
In manovra la proposta di una patrimoniale progressiva dallo 0,2% sui grandi redditi
L’emendamento prevede un’aliquota a scaglioni per patrimoni compresi tra 500mila e 1 milione di euro, 0,5% fino a 5 milioni, 1% fino a 50 milioni e 2% oltre questa soglia
La Legge di Bilancio è ancora in discussione e tra i vari emendamenti proposti da maggioranza e opposizione spunta anche l’ipotesi di inserire una patrimoniale progressiva sui grandi patrimoni. La proposta nei prossimi giorni arriverà in Commissione Bilancio. L’intenzione dell’emendamento, secondo i firmatari, è rivedere i meccanismi di tassazione andando a sostituire le tasse “nascoste” con un tributo facilmente applicabile e di natura progessiva.
ALIQUOTA PROGRESSIVA
Nel dettaglio, la proposta prevede un prelievo dello 0,2% per i patrimoni compresi tra i 500mila e un milione di euro calcolando, nel conteggio, anche il valore dei beni immobili tolto però il residuo del mutuo e altre passività. L’aliquota passerebbe allo 0,5% per i patrimoni compresi tra un milione e 5 milioni di euro, all’1% per quelli tra 5 milioni e 50 milioni di euro fino ad arrivare al 2% per i patrimoni superiori. Inoltre, è previsto un prelievo straordinario (solo per il 2021) per i patrimoni sopra il miliardo di euro del 3%, che verrebbe utilizzato per la lotta alla pandemia e per aiutare le fasce di popolazione più in difficoltà.
VIA L’IMU SULLA SECONDA CASA
L’introduzione di questo prelievo progressivo andrebbe ad eliminare altre tassazioni che invece colpiscono i cittadini indipendentemente dal patrimonio posseduto. L’intenzione è quella di eliminare l’Imu sulla seconda casa e i bolli su conti correnti e deposito titoli, quindi favorendo coloro che non possono contare su patrimoni superiori a 500mila euro. Ciò, ovviamente, intaccherebbe le casse dei Comuni a causa dei mancati introiti dall’Imu, ma la proposta prevede compensazioni che arriverebbero agli enti da un apposito fondo di solidarietà.
I quattro punti cardinali per navigare sui mercati nel 2021
Opportunità da grandi rotazioni settoriali, ma il virus renderà la ripresa irregolare. Attenzione anche alla deglobalizzazione bilanciata, alle divergenze tra aree e alla convergenza di politiche monetarie e fiscali
Nel 2021 saranno in gioco quattro principali temi globali che l’investitore dovrà tener presenti per orientarsi nella navigazione sui mercati. Il primo è una ripresa economica lenta e resa irregolare dal virus. Secondo Amundi la durata della pandemia determinerà la forma della ripresa, lasciando la porta aperta a un profilo di crescita incostante nel breve periodo che tende a confermare una ripresa lenta, irregolare e a più velocità a seconda del paese e del settore. La disponibilità di un vaccino è un fattore di svolta e una notizia incoraggiante, anche se lo sviluppo e la distribuzione su vasta scala richiederà tempo.
LA CINA GUIDERÀ LA CRESCITA GLOBALE Il secondo ‘punto cardinale’ è la ‘deglobalizzazione bilanciata’, nella previsione che una quota relativamente più grande del ciclo verrà dalla domanda interna. Gli scambi commerciali a livello globale rimarranno deboli e disomogenei e di conseguenza i cicli economici saranno più decorrelati, implicando un aumento delle frammentazioni e delle divergenze tra paesi e settori. Il terzo è rappresentato dalle divergenze nella ripresa, che stimoleranno le opportunità nei mercati emergenti, in particolare in Cina, paese destinato a diventare un motore sempre più importante della crescita. Secondo le previsioni, il prossimo anno 15 economie rappresenteranno il 74% della crescita globale e che la Cina sarà il leader mondiale.
MATERIE PRIME SOSTENUTE DAL MIX DI POLITICHE Quarto e ultimo punto cardinale è la convergenza del mix di politiche. Ci si aspetta che nel 2021 la trilogia politica, fiscale e monetaria continui e che l’espansione dei bilanci sosterrà le materie prime, mentre i tassi rimarranno bassi per molto tempo. Il tutto riconduce allo scenario di una ripresa che durerà diversi anni con politiche monetarie ‘non convenzionali’ destinate a continuare. In questo contesto, si possono individuare opportunità dalle grandi rotazioni verso l’azionario, i settori più trascurati e il value di qualità.
ASPETTARSI PRIMA O POI IL RITORNO DELL’INFLAZIONE Nel 2021 gli investitori dovrebbero aumentare progressivamente l’esposizione alle azioni cicliche, di qualità e value, alle azioni asiatiche e ai temi ESG. Positività anche sugli asset dei mercati emergenti, pur rilevando differenze all’interno dell’universo EM, mentre i titoli di stato andranno presi in considerazione a scopo di liquidità. I portafogli dovranno inoltre includere veri diversificatori, in un mondo caratterizzato da un’elevata correlazione tra gli asset rischiosi. Infine la previsione che l’inflazione tornerà nel medio periodo e l’invito all’investitore di prepararsi.
19/11/2020
Outlook 2021, perdite limitate grazie ai progressi sul vaccino
Gli sviluppi positivi aumentano la fiducia nella ripartenza dell’attività economica e renderanno più agevole, per le politiche monetarie e fiscali, recuperare il gap dovuto alla crisi indotta dalla pandemia.
Gli sviluppi positivi sul fronte del vaccino anti-Covid aumentano la fiducia nella ripartenza delle economie e possono rendere più agevoli gli sforzi delle politiche per recuperare il gap aperto dalla recessione causata dalla pandemia. I mercati hanno infatti reagito molto positivamente, dando il via a una forte rotazione sui titoli value e sulle small cap che però si è rapidamente esaurita su nuovi timori sull’effetto del contagio a breve termine. Intanto in Cina i dati della produzione industriale in arrivo dovrebbero confermare la ripresa in atto, mentre altri dati americani potrebbero non riflettere ancora il temporaneo peggioramento delle dinamiche economiche dovute alla recrudescenza del virus.
VACCINO TEMA CENTRALE Il tema del vaccino sarà centrale nel definire l’outlook del prossimo anno. Infatti le notizie positive sulla disponibilità imminente di un vaccino efficace sostengono le attese di una ri-accelerazione della ripresa nel 2021 con la prospettiva che il ritardo accumulato dalle economie a causa della crisi da virus risulti alla fine frazionale rispetto a quanto visto in occasione della Grande Crisi del 2008-09. E questo consente di allungare lo sguardo oltre la volatilità di mercato generata dalle restrizioni indotte dalla recrudescenza del virus.
IMPATTO SIMILE AI DISASTRI NATURALI Le analisi tradizionali del ciclo economico non si applicano allo shock da Covid, il cui impatto somiglia invece più a quello causato da disastri naturali. E le notizie dal fronte del vaccino aumentano la visibilità sulla dimensione limitata della perdita inflitta alla crescita, anche se nel breve termine il percorso resta accidentato per le nuove restrizioni dovute alla seconda ondata. Ma il vaccino cambierà le carte in tavola, fornendo anche a governi e aziende più chiarezza su come arrivare nella fase post-Covid con maggior fiducia nella ripartenza economica.
NON RECEDERE TROPPO PRESTO DALLO STIMOLO Sarebbe rischioso recedere troppo presto dalle politiche di sostegno, un pericolo che sussiste soprattutto in USA. Ma lo scenario per gli asset a rischio resta positivo nella prospettiva del 2021. L’anno prossimo si vedranno anche meglio gli effetti della accelerazione impressa dalla pandemia alle trasformazioni economiche e sociali, che hanno investito soprattutto quattro dimensioni: sostenibilità, ineguaglianze, geopolitica e la rivoluzione politica.
MOVIMENTO TETTONICO VERSO LA SOSTENIBILITÀ Un ‘movimento tettonico’ in direzione della sostenibilità, ma anche di un’accelerazione verso un mondo bipolarizzato USA-Cina e una ridefinizione delle catene produttive globali. In sintesi, l’economia globale si sta ricalibrando da una visione centrale sull’efficienza dei costi e la redditività a breve verso un sistema che pone un accento maggiore sulla resilienza nel lungo termine, il che può anche portare a un generalizzato aumento dei costi di produzione.
VERSO UN MONDO CON PIÙ INFLAZIONE Restano centrali anche le prospettive di inflazione, nel quadro della ‘rivoluzione’ politica che ha condotto al maggior coordinamento tra politiche monetarie e di bilancio. Ora le banche centrali sono più tolleranti sull’inflazione e più propense a sostenere un alto livello di debito pubblico mantenendo i tassi bassi anche in presenza di tensioni sui prezzi al consumo. All’orizzonte c’è uno scenario di maggior inflazione e costi di produzione più elevati al quale i mercati non sono ancora del tutto preparati.
AGGIUSTAMENTI DI PORTAFOGLIO Per questo il suggerimento agli investitori è di procedere ad aggiustamenti di portafoglio, preferendo il reddito fisso indicizzato all’inflazione e diversificando geograficamente con maggior esposizione sull’Asia in quanto motore della crescita globale, con un enfasi particolare anche sul tema della sostenibilità. I big tech sono destinati a conservare i margini elevati di cui godono, anche grazie alla prospettiva di un ‘governo diviso’ in USA, mentre le linee aeree sono i potenziali perdenti causa la ripresa molto lenta dei viaggi d’affari.
13/11/2020
I quattro punti cardinali per navigare sui mercati nel 2021
Opportunità da grandi rotazioni settoriali, ma il virus renderà la ripresa irregolare. Attenzione anche alla deglobalizzazione bilanciata, alle divergenze tra aree e alla convergenza di politiche monetarie e fiscali
Nel 2021 saranno in gioco quattro principali temi globali che l’investitore dovrà tener presenti per orientarsi nella navigazione sui mercati. Il primo è una ripresa economica lenta e resa irregolare dal virus. La durata della pandemia determinerà la forma della ripresa, lasciando la porta aperta a un profilo di crescita incostante nel breve periodo che tende a confermare una ripresa lenta, irregolare e a più velocità a seconda del paese e del settore. La disponibilità di un vaccino è un fattore di svolta e una notizia incoraggiante, anche se lo sviluppo e la distribuzione su vasta scala richiederà tempo.
LA CINA GUIDERÀ LA CRESCITA GLOBALE Il secondo ‘punto cardinale’ è la ‘deglobalizzazione bilanciata’, nella previsione che una quota relativamente più grande del ciclo verrà dalla domanda interna. Gli scambi commerciali a livello globale rimarranno deboli e disomogenei e di conseguenza i cicli economici saranno più decorrelati, implicando un aumento delle frammentazioni e delle divergenze tra paesi e settori. Il terzo è rappresentato dalle divergenze nella ripresa, che stimoleranno le opportunità nei mercati emergenti, in particolare in Cina, paese destinato a diventare un motore sempre più importante della crescita. Secondo le previsioni, il prossimo anno 15 economie rappresenteranno il 74% della crescita globale e che la Cina sarà il leader mondiale.
MATERIE PRIME SOSTENUTE DAL MIX DI POLITICHE Quarto e ultimo punto cardinale è la convergenza del mix di politiche. Ci si aspetta che nel 2021 la trilogia politica, fiscale e monetaria continui e che l’espansione dei bilanci sosterrà le materie prime, mentre i tassi rimarranno bassi per molto tempo. Il tutto riconduce allo scenario di una ripresa che durerà diversi anni con politiche monetarie ‘non convenzionali’ destinate a continuare. In questo contesto, si possono individuare opportunità dalle grandi rotazioni verso l’azionario, i settori più trascurati e il value di qualità.
ASPETTARSI PRIMA O POI IL RITORNO DELL’INFLAZIONE Nel 2021 gli investitori dovrebbero aumentare progressivamente l’esposizione alle azioni cicliche, di qualità e value, alle azioni asiatiche e ai temi ESG. Positività anche sugli asset dei mercati emergenti, pur rilevando differenze all’interno dell’universo EM, mentre i titoli di stato andranno presi in considerazione a scopo di liquidità. I portafogli dovranno inoltre includere veri diversificatori, in un mondo caratterizzato da un’elevata correlazione tra gli asset rischiosi. Infine la previsione che l’inflazione tornerà nel medio periodo e l’invito all’investitore di prepararsi.
11/10/2020
PROBABILE TEMPORALE IN ARRIVO, MA IL BALLO DEI MERCATI CONTINUA
Dopo una settimana turbolenta della politica USA con Biden in netto vantaggio nei sondaggi e Trump indietro, sembra che il momentum si stia muovendo in direzione avversa al Partito Repubblicano e che una non-vittoria di Biden dipenda ormai solo dallo stesso candidato Dem. In questo contesto, gli asset finanziari sono stati relativamente calmi anche con Trump in ospedale, e sembra che gli investitori stiano iniziando a guardare oltre le elezioni verso un vaccino e una traiettoria di crescita più positiva nel 2021, con le banche centrali che continueranno con le loro politiche monetarie ultra-accomodanti a livello globale.
PROBABILE TEMPORALE IN ARRIVO
A poco più di tre settimane dalle elezioni la liquidità attende ‘in panchina’ con gli investitori pronti a comprare su ogni ribasso, dando l’impressione che i mercati siano riusciti a scavalcare il ‘muro della preoccupazione’. Probabilmente è in arrivo un temporale, ma per ora la musica è accesa e si continua a ballare, anche perché si ha sempre di più l’impressione che l’attuale presidente degli Stati Uniti ormai non conti più molto e per Trump, questa consapevolezza potrebbe essere ancora più difficile da affrontare di quanto lo sia stata la positività al Covid-19.
BIDEN AVREBBE $5.000 MLD DA SPENDERE
Gli esperti sottolineano che in caso di una vittoria schiacciante dei Democratici, la nuova amministrazione Biden potrebbe controllare un pacchetto di misure fiscali di $5.000 mld, molto di più dell’attuale richiesta di $2.200 mld, una somma enorme pari a un quarto del Pil USA, sarebbe comprensibile se i mercati volessero guardare al di là dell’attuale impasse politica. Intanto i dati economici continuano a essere positivi e anche se la seconda ondata di casi continua a crescere e continuano a essere introdotte nuove restrizioni, ciò non ha ancora portato a un deterioramento del sentiment USA, e i mercati restano tranquilli con gli asset rischiosi che hanno visto un positivo inizio del quarto trimestre.
OTTIMISMO SU EUROPA E BREXIT
Spostandosi in Europa, gli analisti dicono che il programma SURE passerà, mentre si ritiene improbabile che qualsiasi ritardo avrà un impatto sul dispiegamento dei fondi. Intanto gli indici PMI dei servizi hanno registrato un calo notevole in Spagna e in Francia dopo i nuovi lockdown, ma gli spread sui titoli sovrani continuano a restringersi, riflettendo la speranza che la Bce annuncerà ulteriori misure prima di fine anno. Resta comunque il rischio che le speranze siano disattese e che la Bce possa rimandare al 2021 la decisione. Fiducia anche che su Brexit si possa raggiungere un accordo di base molto presto.
VALUTE, FIDUCIA SU RUSSIA, CINA E MESSICO
Nell’area emergente, infine, si sottolinea che la forte propensione al rischio ha innescato un rally negli asset e nelle valute, mentre la forza della Cina sta sostenendo il sentiment sui mercati asiatici e supportando i prezzi delle commodity, favorendo le economie basate sullo sfruttamento delle risorse.
RIMBALZO DEGLI HIGH YIELD
Si prevede comunque che i movimenti dei tassi nei principali mercati dovrebbero rimanere piuttosto contenuti, con le politiche divergenti e la performance economica che stanno creando crescenti opportunità nei tassi di cambio. Anche gli spread sui bond societari hanno registrato un rally a inizio ottobre, dopo che gli high yield erano finiti sotto pressione a settembre, mentre gli spread investment grade sono rimasti molto più stabili, con le obbligazioni corporate europee che hanno sovraperformato, sostenute dagli acquisti della Bce e da un outlook di offerta in calo.
VALORE IN ALCUNI SEGMENTI DEL CREDITO
Sul mercato del credito, non si vede molto valore nei bond di alta qualità, ed è anche cauta nell’investire in obbligazioni con rendimento più elevato, poiché si aspetta tassi di default elevati per i prossimi 12-18 mesi, causa le ricadute della recessione da Covid-19. Ma continua invece a vedere valore in aree come i CoCo bancari, le obbligazioni corporate ibride e altri segmenti, in cui gli spread dovrebbero proseguire il rally, grazie al miglioramento dell’outlook nel 2021.
23/09/2020
Occorre fornire agli investitori uno strumento per guardare oltre l’etichetta “etica”, “responsabile” o “sostenibile” associata a un portafoglio e cercare di comprendere cosa il portafoglio mira a conseguire. In questo modo l’investitore può allineare le proprie intenzioni agli investimenti.
Gli afflussi verso i fondi ESG, sostenibili e a impatto sono in crescita, ma persiste la confusione circa le differenze tra di loro. L’analisi dei fondi in termini della relativa intenzione può contribuire a distinguerli per finalità. La comprensione della finalità consente altresì una migliore analisi dei risultati, la cui misurazione sarà fondamentale nel comprendere come interagiscono con i rendimenti finanziari.
Per approfondire: https://www.aberdeenstandard.com/it-it/italy/institutional/insights-thinking-aloud/article-page/the-abc-of-investing-with-a-purpose?opendocument&utm_campaign=IT_6_Newsletter_%20Sept%202020_Distributors&utm_medium=email&utm_source=Eloqua&utm_content=CAAML000000955031&utm_company=BANCA%20FIDEURAM%20SPA&cn=Newsletters
Azioni Usa pronte a passare il testimone ai mercati emergenti?
Dopo il decennio delle azioni Usa potrebbe cominciare quello degli emergenti, che sul lungo periodo offrono un rapporto rischio-rendimento nettamente più interessante.
Il trend degli ultimi mesi, che ha visto l’indice dei mercati azionari sviluppati correre di più rispetto ai listini dei mercati emergenti, è stato confermato anche ad agosto con l’MSCI emerging markets in ascesa di due punti percentuali e l’MSCI world index in aumento del 6%.
RIALZO DI BORSA GUIDATO DA UN GRUPPO SEMPRE PIÙ RISTRETTO DI AZIENDE
Il rialzo degli indici, tuttavia, è guidato dalle quotazioni sui massimi di un gruppo sempre più ristretto di aziende, soprattutto del settore tecnologico e delle comunicazioni, le cui attività sono in pieno boom (o almeno lo sono agli occhi degli investitori) nonostante o addirittura a seguito della pandemia e dei lockdown. Infatti, la maggior parte delle azioni quotate è ancora molto al di sotto rispetto ai valori di inizio anno. Una situazione che, da un lato implica segnali di allarme per una possibile correzione imminente e, dall’altro, evidenzia la presenza di tutta una serie di titoli non sopravvalutati che offrono agli investitori un buon potenziale di guadagno nei prossimi trimestri e anni.
FOCUS SU SOCIETÀ CICLICHE, PICCOLE AZIENDE E “OLD ECONOMY”
Tra i titoli con queste potenzialità figurano società cicliche, più piccole e della ‘old economy’. Se nelle prossime settimane dovesse verificarsi un ‘cambiamento nei favoriti’ di Borsa, è molto probabile che anche i Paesi emergenti registrino rendimenti superiori alla media. In ogni caso, attualmente essi offrono un rapporto rischio-rendimento nettamente più interessante nel lungo periodo rispetto agli USA. Dopo il passato decennio delle azioni USA, fra poco potrebbe quindi iniziare il decennio dei paesi emergenti (e forse anche dell’Europa). E’ tuttavia molto probabile, che non tutti i paesi emergenti e nemmeno tutti i settori ne beneficeranno nella stessa misura. Per queste ragioni la strategia più efficace potrebbe rivelarsi la combinazione della selezione attiva con un lieve allontanamento dagli investimenti passivi e dai grandi indici di mercato.
LA DEBOLEZZA ‘ANOMALA’ DEL DOLLARO
Nel frattempo, un aspetto da osservare riguarda la debolezza ‘anomala’ del dollaro, che ha perso terreno in modo vistoso contro l’euro e relativamente poco contro le valute dei paesi emergenti. Questo comportamento potrebbe essere uno dei fattori che spiega la continua performance inferiore alla media delle azioni dei mercati emergenti, fenomeno piuttosto inusuale in concomitanza di un dollaro più debole e di un contesto azionario globale complessivamente positivo. Al contempo, non è da escludere che questa particolare debolezza del biglietto verde possa essere dovuta al fatto che la ripresa economica mondiale stia procedendo molto più lentamente di quanto i mercati azionari stiano attualmente scontando.
IMPARARE A CONVIVERE CON IL COVID-19
Tornando al presente, i forti segnali di esagerazioni speculative negli USA suggeriscono una crescente vulnerabilità alle correzioni, alla luce anche della probabile volatilità indotta dalle prossime elezioni presidenziali negli USA. Certo un vaccino anti COVID-19 cambierebbe molto lo scenario, ma è poco realistico che possa essere distribuito in grandi quantità nel 2020. Se non si registreranno sviluppi imprevisti o drammatici è probabile che la convivenza con il COVID-19 sia sempre più un fatto acquisito, depotenziando di fatto la possibilità di generare movimenti delle quotazioni di mercato più ampie, sia verso l’alto che verso il basso.
07/09/2020
La guerra dei chip
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22/06/2020
I saldi estivi in vetrina a Piazza Affari, ecco le occasioni settore per settore
Già prima del virus le azioni italiane erano sottovalutate, ora i prezzi potrebbero offrire nuove opportunità se riparte l’economia e si fa pace con l’Ue. Il punto su prospettive e occasioni
Cinque anni fa di questi tempi la Borsa di Milano viaggiava ai massimi post-Lehman con l’indice FTSE Mib in area 23.500 punti, in recupero di oltre l’80% dai minimi in area 12.900 toccati al culmine della crisi del debito sovrano europeo tre anni prima. Il governo di Matteo Renzi, reduce dal successo elettorale alle europee di maggio 2014 sembrava viaggiare con il vento in poppa verso le riforme, a cominciare da quella della Costituzione, in America nessuno immaginava che di lì a 16 mesi gli elettori avrebbero portato alla Casa Bianca Donald Trump. Da allora il mercato azionario italiano, in netto ritardo rispetto alle piazze di tutti gli altri Paesi sviluppati, si è mosso in range tra quei massimi e una resistenza posizionata poco sopra i 16.000 punti, fino all’esplosione della crisi da virus che ha portato a ‘bucare’ anche se non di molto e brevemente quel livello, restando comunque a distanza dai minimi del 2012. Adesso siamo a ridosso di 20.000, praticamente a metà del range di periodo.
IL FATTORE ITALIA PESA SUI PREZZI DI BORSA
È opinione diffusa tra analisti e broker che le azioni italiane siano prezzate a forte sconto. Hanno fondamentali sostanzialmente in linea con i competitors europei e americani, ma scontano il fattore Italia, lo stesso per il quale il Paese deve sostenere il costo più alto di tutti i partner dell’Eurozona per finanziare il suo debito. Il fattore Italia non è fatto solo di debito pubblico, ma anche di crescita zero, di inestricabili ragnatele amministrative e giuridiche che scoraggiano gli investimenti, di confusione e incertezza politica. Ci sono titoli, soprattutto nel comparto banche e assicurazioni, che se fossero quotati a Francoforte o Parigi invece che a Milano probabilmente sarebbero prezzati un 30-50% in più di quello che valgono oggi sulla Borsa Italiana. La crisi da virus ha dato un’ulteriore botta ai prezzi, finora recuperata solo in parte.
IN QUALI SETTORI SI NASCONDE PIÙ VALORE
Proviamo a vedere all’interno del FTSE Mib come sono posizionati i vari settori e dove si potrebbe nascondere il valore inespresso che potrebbe emergere con una ripartenza dell’economia. Ai due estremi troviamo il settore della sanità, fatto soprattutto di farmaceutici, e le telecomunicazioni. Il primo ha triplicato il sua valore rispetto a 5 anni fa e viaggia su nuovi massimi grazie all’ulteriore spinta arrivata con la crisi da Covid, mentre il secondo già a gennaio stazionava sui minimi da 5 anni a gennaio, e finora ha recuperato solo metà della caduta inflitta dalla crisi. Nel caso delle Tlc italiane lo spazio di upside sembra davvero tanto, soprattutto nella prospettiva di un consolidamento del settore a livello europeo, che prima o poi dovrà pure arrivare: in Europa sono attivi oltre 30 operatori di telecomunicazioni, sul mercato americano, del tutto comparabile, solo due o tre.
LA CHIMICA BENEFICEREBBE MOLTO DI UNA RIPARTENZA ROBUSTA
Andiamo avanti con le utility, che hanno recuperato quasi tutta la caduta da virus e viaggiano a 2 volte i prezzi di 5 anni fa, grazie alla combinazione di tassi di interesse bassissimi e di flussi di cassa certi e duraturi: sono dei quasi-bond e hanno il vantaggio della sicurezza, ma non si vede molto upside inespresso. All’estremo opposto c’è la chimica, che dipende moltissimo dall’industria delle costruzioni, dal suo indotto e da molti altri comparti manifatturieri. Oggi il settore è ai livelli di prezzo di 5 anni fa e sotto di oltre il 40% dai massimi del 2017-inizio 2018, quando la ripresa sembrava molto forte in Europa. Una ripartenza dell’economia basata su importanti investimenti in infrastrutture e edilizia potrebbe dare veramente una bella spinta a questo comparto, soprattutto nel segmento dei nuovi materiali ad elevato contenuto tecnologico, in cui oltretutto l’Italia è all’avanguardia.
I FINANZIARI HANNO SOFFERTO I TROPPI STRAPPI CON L’EUROPA
Il settore della finanza è sicuramente il più sensibile al ciclo economico, infatti 5 anni fa era ai massimi di periodo sostenuto dalla ripresa globale e da tassi di interesse che sembravano aver imboccato la via del rialzo, ma solo un anno dopo era precipitato poco sopra i minimi post-virus, depresso dai timori di una violenta frenata cinese. Inoltre, soprattutto nella componente bancaria, i finanziari sono esposti all’andamento dello spread e più in generale impattati direttamente da quello che viene percepito come rischio Italia. Il rimbalzo dai minimi di marzo 2020 è stato contenuto, e l’upside sembra davvero importante, ma è legato a due fattori collegati tra loro: una ripartenza sostenuta dell’economia e la ricucitura definitiva dei troppi strappi con l’Europa che si sono susseguiti da maggio del 2018.
PER MODA, AUTO E TECH COMANDANO I MEGA TREND
Infine i titoli del Made in Italy, moda e abbigliamento, colti dalla crisi da Covid ai massimi da 5 anni, che hanno già recuperato metà delle perdite accusate a febbraio-marzo, la pattuglia dei tecnologici, che quando è arrivato il virus viaggiavano già a quattro volte i livelli di 5 anni fa e hanno recuperato tre quarti della caduta, e l’automotive con la sua componentistica, che nonostante la botta da virus continua a quotare due volte i prezzi di fine giugno 2015. In tutti e tre i casi sembra che il virus abbia segnato solo una breve interruzione dei trend di lungo periodo, con una partita da giocare sul terreno dell’innovazione tecnologica, come la mobilità elettrica, e su quello della capacità di intercettare i consumi della classe media emergente sempre più numerosa e con reddito da spendere, come nel caso di moda e abbigliamento.
BOTTOM LINE
Le azioni italiane racchiudono un valore inespresso molto importante, ma tirarlo fuori non è facile, un po’ come lo shale oil del Nord Dakota prima che inventassero il fracking. Bisogna rompere l’incrostazione della diffidenza europea e della stratificazione amministrativa e giuridica che scoraggia capitali e imprenditori. Qualunque segno positivo su questo fronte è uno STRONG BUY su Piazza Affari.
18/06/2020
Investimenti post-coronavirus, italiani più propensi ad affidarsi ai consulenti finanziari
Un sondaggio di Columbia Threadneedle Investments rivela che gli investitori italiani, preoccupati per le conseguenze della crisi da Covid 19, sono ora maggiormente disposti a chiedere il supporto di professionisti dell’investimento.
Pentiti per le scelte compiute, meno propensi a rischiare e pronti a farsi aiutare da un consulente finanziario. A grandi linee, è questo l’identikit degli investitori italiani post-coronavirus che emerge da un recente sondaggio commissionato da Columbia Threadneedle Investments, uno dei principali gruppi di risparmio gestito a livello globale.
65% PENTITO DELLE SCELTE PRE-CORONAVIRUS
Un sondaggio condotto a livello globale, che ha interessato un campione rappresentativo di investitori italiani, che ha offerto diversi spunti di riflessione. Tra i più importanti c’è sicuramente il 42% che ha dichiarato che, in futuro, darà maggior valore e spazio alla consulenza finanziaria. Un dato che probabilmente va letto insieme al 65% di investitori che ha dichiarato di essersi pentito della pianificazione finanziaria fatta prima della crisi. In controluce, tuttavia, va ricordato che ad oggi solo il 13% degli investitori italiani ha incontrato o intende incontrare un consulente e il 17% è ancora restio a pagare per una consulenza professionale. La strada da fare, insomma, è ancora lunga, ma paradossalmente la crisi che stiamo attraversando potrebbe rappresentare un’occasione per invertire questa rotta.
I PERICOLI DELLE SCELTE EMOTIVE
Pur essendo lecito pentirsi o riflettere sulle proprie scelte, è bene ricordare che durante i periodi di ribasso è preferibile non disinvestire per non cristallizzare le perdite. La scelta migliore rimane quella di focalizzarsi sul lungo termine, cercare di mantenere i nervi saldi e attendere il rimbalzo che di solito segue gli shock di breve durata. Tuttavia, dal sondaggio di Columbia Threadneedle Investments emerge che un investitore italiano su sei è propenso a vendere le proprie quote.
SPAZIO DI CRESCITA PER LA CONSULENZA PROFESSIONALE
Il pentimento rispetto alle scelte compiute interessa il 65% del campione, con un’incidenza più marcata (78%) tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni. I rammarichi più frequenti riguardano il non avere un piano finanziario adeguato (31%), avere un orizzonte temporale di durata troppo breve (11%). Quattro investitori su dieci sono intenzionati ad aumentare la diversificazione e il 42% degli intervistati ha detto di voler dare più spazio alla consulenza finanziaria. Preoccupa, invece, il 44% che si è detto più incline a preferire la liquidità rispetto al rischio, un segnale da non sottovalutare in un Paese in cui oltre 1.600 miliardi di euro sono già fermi sui conti correnti (fonte ABI).
DUBBI SUL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI FINANZIARI
La crisi ha aumentato la preoccupazione tra gli investitori. Il 66% del campione ritiene che non sarebbe stato in grado di far fronte alle conseguenze del lockdown oltre i sei mesi, mentre 7 intervistati su 10 ritengono che questa crisi avrà un impatto duraturo sulla propria situazione patrimoniale. Sentiment simile anche per le prospettive di carriera e per gli obiettivi finanziari, ritenuti in pericolo a causa della crisi da Covid-19 rispettivamente dal 30% e dal 33% degli intervistati.
ASPESI: OPPORTUNITÀ DALLA CRISI
“Le crisi offrono sempre delle opportunità – commenta Alessandro Aspesi, Country Head Italia di Columbia Threadneedle Investments – Come dimostra la nostra indagine, ad esempio, molti risparmiatori stanno oggi, sulla scia della crisi da Coronavirus, rivedendo il proprio approccio alle scelte di investimento insieme a quei comportamenti potenzialmente controproducenti. D’altro canto, è comprensibile che la recente forte volatilità sui mercati abbia portato ad una maggiore focalizzazione sui rischi”.
VALORE AGGIUNTO DELLA GESTIONE ATTIVA
Secondo Aspesi, quella attuala rappresenta “un’ottima occasione per i consulenti finanziari per stare ancor più vicino ai propri clienti” e raggiungere persone che finora sono rimaste lontane dagli investimenti. “A nostro avviso, proprio in questo contesto di elevata volatilità, inoltre, si evidenza maggiormente il valore aggiunto della gestione attiva di portafoglio, che diventa realmente fondamentale poiché consente di agire tempestivamente e con approccio selettivo per limitare le perdite e sfruttare al meglio le opportunità di mercato”, conclude Aspesi.
12/05/2020
Inizia in molti Paesi europei, Italia inclusa, la cosiddetta “fase 2” della crisi, con l’allentamento del lockdown, e con i mercati che hanno già prezzato la ripresa. Riaprono cantieri e imprese in Italia, e in Germania persino le scuole, segnando il primo passo verso la nuova normalità, che richiederà comunque ancora del tempo prima di assomigliare alla vita come era stata fino a gennaio, vale a dire quella pre-pandemia. La “riapertura parziale” in questo contesto è certamente un segnale positivo ma non bisogna farsi illusioni, perché ci vorranno mesi, e qualcuno ipotizza anni, per recuperare quanto perso nelle otto settimane di lockdown, e che si continuerà in parte a perdere anche nei prossimi mesi di “normalità ad assetto variabile”. I MERCATI SI SONO PORTATI AVANTI E HANNO GIÀ COMPRATO BUONA PARTE DELLA RIPRESA FUTURA Partendo dalle stime di un calo del Pil globale 2020 compreso tra il 5% e il 12%, tuttavia i mercati si sono portati avanti e hanno già ‘comprato’ buona parte della ripresa, sposando lo scenario di un recupero veloce e senza grossi intoppi. Ma la condizione perché si avveri è che le misure di contenimento funzionino a dovere e che la ripresa non subisca rallentamenti eccessivi o peggio un nuovo stop. L’EUFORIA VISTA AD APRILE POTREBBE LASCIARE SPAZIO A UNA MAGGIORE CAUTELA Per questo è probabile che nelle prossime settimane l’euforia vista nel mese di aprile lasci spazio ad una maggiore cautela, già osservabile da qualche giorno. Per questo il consiglio agli investitori è di tornare ad analizzare i dati delle curve dei contagi in Europa, Germania e Francia in primis, mentre l’Italia resta certamente un osservato speciale, in quanto prima a mettere in atto le misure restrittive, ma anche colpita più duramente, quindi in questa fase di ripresa non è più nel ruolo di apripista. SE TUTTO VA BENE, LA “FASE 3” POTRÀ ABBRACCIARE ANCHE I SETTORI PIÙ CICLICI Se le rilevazioni di metà maggio daranno segnali confortanti in tutti i principali paesi dell’Unione, allora secondo la “fase 3” dei mercati finanziari potrà dare il via ad una ripresa più ampia, che abbraccerà anche i settori più ciclici, le piccole e medie capitalizzazioni e i segmenti più rischiosi del credito. Osservando infatti i dati cinesi, infatti, si vede che l’attività manifatturiera e la domanda di energia stanno tornando velocemente ai livelli precedenti al lockdown. DI BUON AUSPICIO L’ESPERIENZA REGISTRATA IN CINA, COREA DEL SUD E TAIWAN Sul fronte dei consumi invece il recupero è stato differenziato, con una flessione sui beni di prima necessità marginale e di breve durata, e decisamente più profonda sui beni voluttuari. Si osserva che molti settori, come viaggi e turismo, avranno tempi di recupero molto più lunghi e continueranno a essere penalizzati. La conclusione è che se i dati dovessero segnalare una recrudescenza decisa dei contagi, o anche solo un passo indietro, la “fase 3” finirebbe con somigliare alla “fase 1”, ma l’esperienza di Cina, Corea del Sud e Taiwan è di buon auspicio.
29/04/2020
"La finestra sul cortile"
USA E CINA: CONSIDERAZIONI MACRO
È in atto una guerra tecnologica tra Cina e USA, iniziata da molto prima del Covid19. In pratica oggi viene replicata quella che fu la guerra fredda tra USA e URSS con la corsa agli armamenti e alla Luna. Pensiamo a cosa è successo e sta succedendo contro il demone Samsung; la lotta tra Apple e Samsung per conquistare quote di mercato nel mondo. La digitalizzazione è il business del presente e del futuro e America e Cina ne sono i padroni assoluti. Quindi il peso economico e finanziario del mondo si sposta dall’Atlantico al Pacifico.
Altro tema fondamentale: il debito pubblico nel mondo. È ormai il triplo del PIL mondiale. Ebbene un debito pubblico così, alcuni paesi possono permetterselo, altri certo no! Attenzione all’Italia su questo punto, purtroppo! USA e Cina sono in pratica gli unici 2 paesi che se lo possono permettere.
2020 anno drammatico; nel 2021 il mondo tornerà a PIL positivo. Il recupero dei vari mercati (sia obbligazionario che azionario) avverrà in media in 24/30 mesi e sarà molto più grande della perdita, che avviene in tempi invece molto ristretti. Quindi ripetiamo di acquistare con gradualità, ma costantemente, sfruttando anche altri momenti di ribasso, che ci saranno gioco-forza.
L’opportunità è ancor più evidente sul comparto obbligazionario corporate ed High Yield (obbligazioni societarie e/o ad alto rendimento) che sull’azionario.
A Marzo ci sono stati interventi sui Mercati delle banche centrali per tamponare la situazione finanziariamente drammatica del momento. Si pensi che la Fed americana ha iniettato sui mercati oltre 2.000 billion di dollari. L’Europa 843 billion. E la banca centrale cinese? 200 billion! Cioè hanno ancora una potenza di fuoco a disposizione, ancora da sfruttare.
Durante l’emergenza del Coronavirus, hanno e stanno sfruttando tecnologie all’avanguardia, pensiamo al QR code, con cui hanno risparmiato molti soldi rispetto al resto del mondo.
Ormai i 2 terzi del PIL lo fanno i consumi interni cinesi, non avendo bisogno di esportazioni. La classe media ed agiata sono cresciute enormemente negli ultimi 15 anni.
Sono all’avanguardia nei settori ESG e produzione sostenibile in genere e sul settore del cambiamento climatico. Questi due nel prossimo futuro avranno la quasi totalità del mercato.
Ma soprattutto: il “peso” delle quotate in Cina è il 3,8% nel mondo, a fronte di quelle di Wall Street che rappresentano circa il 44%. Il peso del mercato corporate americano è poi il 36% nel mondo e quello cinese l’1,6%. E sono le prime 2 nazioni al mondo, economicamente parlando. Questi numeri non tornano, DOVRANNO AUTOMATICAMENTE CAMBIARE.
10/04/2020
03/04/2020
01/04/2020
“Bene l’iniezione di liquidità Usa, ma è ancora presto per investire con decisione”
Quando si parla di distribuire soldi con l’elicottero (dall’inglese helicopter money) si fa riferimento ad una politica monetaria tramite la quale una banca centrale crea del denaro e lo distribuisce direttamente ai cittadini. Nel novembre 2002, Ben Bernanke, allora governatore del Federal Reserve Board, e successivamente Presidente, suggerì che l’opzione dell’helicopter money poteva essere usata per prevenire la deflazione.
USA, UN ALLENTAMENTO FISCALE ‘MAI VISTO PRIMA’
A distanza di 18 anni il segretario al Tesoro degli Stati Uniti d’America Steven Mnuchin ha annunciato, durante la conferenza stampa del 17 marzo, che in America è in arrivo un enorme allentamento fiscale, “mai visto prima d’ora”. Una dichiarazione che è stata accolta con soddisfazione e fonte di un gradito sollievo per l’economia Usa e le tante famiglie americane.
INIEZIONE DI LIQUIDITA’ PER 1.200 MILIARDI DI DOLLARI
In soldoni, si tratterebbe di mille dollari o più al mese, presumibilmente per chiunque sia senza lavoro, per un controvalore di 250 miliardi di dollari ad aprile con una possibile estensione a maggio. Tenendo conto delle altre misure di emergenza varate a sostegno dell’economia, come la posticipazione del pagamento delle tasse, l’iniezione di liquidità nel tessuto economico statunitense potrebbero tradursi in 1.200 miliardi di dollari in tempi molto brevi.
POSSIBILE EFFETTO INFLAZIONISTICO
Sebbene siano misure che devono ancora passare attraverso il Congresso , equivalgono a quasi il 5% del PIL statunitense, a dimostrazione dell’eccezionale fase critica che stiamo attraversando. Secondo gli esperti il calo dei prezzi dei titoli di stato (Treasury) USA che ne ha rapidamente riportato il rendimento (che si muove in direzione opposta al prezzo) oltre la soglia del punto percentuale, fornisce una prima indicazione del possibile effetto inflazionistico che questo intervento causerà più avanti nel tempo. I mercati azionari, invece, evidenziano ancora una alta volatilità, anche all’interno di una stessa giornata di scambi.
INVESTIRE CON DECISIONE, OPZIONE SOLO PER OPERATORI CORAGGIOSI
Investire diventa difficile quando i responsabili politici si muovono mossi dal panico, atteggiamento che ora sembrano mantenere. Si dice che i mercati smettano di farsi prendere dal panico quando sono i decisori politici a esserne vittima. Resta il fatto che, secondo gli analisti finanziari, investire con decisione in questa fase sia una opzione riservata agli operatori coraggiosi. Dopotutto, sono passate soltanto poche settimane dall’inizio della pandemia e la Cina ha dovuto aspettare otto settimane per veder iniziare a diminuire i casi attivi.
“Azioni a prezzi convenienti, ma meglio investire in modo graduale”
Rispetto alle crisi del passato, quella che colpisce oggi l’azionario aggiunge a due elementi già visti, lo shock del calo petrolio e la violenta volatilità causata dalle disfunzioni del mercato, quello del tutto nuovo del massiccio shock della domanda causato dal coronavirus. L’isolamento di intere popolazioni porterà un calo molto ampio della domanda aggregata, con l’attività di interi settori dell’economia in calo vicino al 100%, come il trasporto aereo, la ristorazione, le palestre e il turismo. Il passaggio a un comportamento più prudente dei consumatori porterà probabilmente a un crollo record del PIL, con stime di calo del 15-25% Europa e USA nel secondo trimestre del 2020.
LE ECONOMIE SI DOVREBBERO RIPRENDERE RAPIDAMENTE DOPO IL BLOCCO DA VIRUS
Partendo da questo quadro dovremmo considerare anche le altre due componenti della crisi: il calo petrolio e la volatilità, per arrivare alla conclusione che quando la situazione tornerà alla normalità, si può ipotizzare con fiducia che le economie si riprenderanno rapidamente una volta che il blocco anti-virus sarà eliminato. Per questo motivo, è probabile che i prezzi dell’equity europeo si rivelino molto convenienti al momento attuale, in una prospettiva a medio termine di 12-24 mesi. Tuttavia, dato l’elevata incertezza e volatilità, sarebbe prudente diluire l’investimento su più fasi nel corso dei prossimi mesi.
VOLATILITÀ NON AI LIVELLI DI FINE 2008, I BANCHIERI CENTRALI HANNO IMPARATO LEZIONI PREZIOSE
Il crollo del petrolio causato dalla guerra dei prezzi aperta dai sauditi normalmente potrebbe aiutare la domanda in molti Paesi, poiché è assimilabile a un taglio delle tasse, ma questa volta, con gli aerei a terra e le auto ferme, il beneficio sarà minore. Per quanto riguarda la volatilità, occorre richiamare alcune disfunzioni nei mercati dei titoli sovrani, ma si ritiene che sia solo “una piccola replica” di fine 2008, con i banchieri centrali che da allora hanno imparato lezioni preziose e reagito molto rapidamente riattivando le misure della crisi finanziaria globale e dell’Eurozona. Per questo, i problemi di “idraulica” nei mercati e il panico sembrano attenuarsi, e questo è “un importante segnale positivo”.
L’AZIONARIO EUROPEO ERA VALUTATO RAGIONEVOLMENTE PRIMA DELLA CRISI
Passando alle valutazioni dell’azionario europeo, che erano abbastanza ragionevoli verso inizio anno, per cui dopo la forte correzione sembrano ora molto economici in una prospettiva di medio termine a 12-18 mesi. Resta fondamentale che la politica intervenga con urgenza per garantire che il crollo economico durante il blocco da virus non porti a una disoccupazione di massa e a una depressione. Ma gli esperti si dicono rassicurati dalle misure adottate finora, come il reddito sostitutivo in alcuni Paesi, le misure per proteggere i lavoratori autonomi e il sostegno alle industrie in lockdown per creare un “ponte” in modo che l’attività si riprenda contenendo i danni ai minimi nel lungo termine.
EQUITY EUROPEO MOLTO CONVENIENTE MA MEGLIO SPALMARE NEI PROSSIMI MESI GLI ACQUISTI
Gli analisti finanziari auspicano che tutti i governi adottino misure analoghe a breve termine per costruire “ponti” di collegamento tra l’attuale situazione e la ripartenza, sostenendo la domanda ove possibile e fornendo ai consumatori la possibilità di soddisfarla quando la situazione tornerà alla normalità. Per questo sono fiduciosi che le economie si riprenderanno rapidamente quando il blocco terminerà e per questo motivo ritiene probabile che l’equity europeo si riveli molto conveniente in una prospettiva a medio termine di 12-24 mesi. Ma, dato l’elevato livello incertezza e volatilità, ritiene prudente diluire l’investimento su più fasi nel corso dei prossimi mesi.
31/03/2020
29/03/2020
Ciò che conta non è quando, ma per quanto tempo
21/03/2020
AGGIORNAMENTI DAI MERCATI, GIOVEDI’ 19 MARZO
BOE taglia i tassi di 15bp alza il QE da 200 bn a 645bn, incluso corporate bonds.
The majority of additional asset purchases wiII comprise US government bonds. The purchases announced today wiII be compIeted as soon as is operationally possible, consistent with improved market functioning. The bank will issue further guidance to the market in due course.
I mercati stanno reagendo bene a questa ennesima iniezione di liquidità.
JPM ha fatto un calcolo su quanto ammonta lo stimolo immesso nelle ultime due settimane di interventi, tra tagli di tassi,QE, misure fiscali: indicativamente, è un 3-4% di PIL mondiale.
La somma è semplicemente mostruosa.
Questa somma non verrà attivata finchè le persone sono in casa chiuse. Ma non appena si riprenderà l’attività, progressivamente, queste misure espansive daranno un boost impressionante all’economia, e produrranno un rimbalzo violento.
Per ora intanto limitiamoci a confidare ad una stabilizzazione.
Molte banche si sono impegnate nell’acquisto di cirporate bonds: il credit è il settore più massacrato, per l’assenza totale di liquidità. Mi aspetto che le BC comincino a mettere qualche bid, almeno sull’investiment grade, in modo che ritorni un po’ di liquidità…
Oggi per esempio si vedono i primi segnali di rilassamento dei mercati: swing meno ampi, spread denaro lettera quasi normali (solo 5 punti sul dax invece che i 15 dei giorni scorsi). Si nota anche una certa discesa del vix, che era partito a 85 e ora è a 76.
In solo 118 ore abbiamo avuto 750bn dalla BCE e 445bn dalla BOE, la discesa del GDP nel Q1 e Q2 sarà violento, ma il rimbalzo ancora di più.
17/03/2020
Cover story
15/03/2020
LA FORZA
Carissimo amico cliente, sento oggi il bisogno di scriverti. Oggi che ci sentiamo fragili come non mai. Questa fragilità fa parte della nostra specie, eppure spesso ce ne siamo vergognati, senza alcun motivo. Stiamo combattendo una guerra snervante contro un nemico invisibile, quanto letale, che ci colpisce nei nostri valori fondamentali: la salute e la libertà. Eppure è proprio questa nostra fragilità che crea, automaticamente, forza! La forza di comportarci come ci viene detto, di “fidarci” di chi ne sa più di noi. La forza di stare rinchiusi in casa e, contemporaneamente, di sentirci parte di una comunità come non ci siamo mai sentiti prima. La forza di vivere noi stessi e il nostro silenzio interiore, di ritrovarci nella consapevolezza che il bene nostro coincide col bene dell’”altro”. “Altro” a cui abbiamo spesso anteposto noi stessi.
Sì, questa è Forza!
Leggo e sento dire da molte persone autorevoli e illustri che tutto questo finirà e che è solo una brutta parentesi da dimenticare. Io credo, al contrario, che questo sia un tempo da “vivere”, un tempo da “rispettare”, un tempo da “amare” perché fa emergere il meglio di noi stessi. E’ un tempo che ci rende forti, facendoci sconfiggere le nostre umane paure.
E’ un tempo importante anche per i mercati finanziari (siano essi obbligazionari, che azionari). E’ per i mercati un tempo di necessario nervosismo, che permetterà loro di creare valore nel tempo. Essi trarranno una forza potentissima da questa “normalissima” incertezza momentanea. E’ per loro un tempo da vivere, che fa da molla per lo slancio prossimo. E anche per quel che riguarda i mercati finanziari, la forza sta nel far parte di una comunità, quella dei risparmiatori, e nel “fidarci” dei numeri, della storia, di ciò che è sempre successo in passato e succederà sempre, a ridosso di periodi come questo. Fidarci dell’effetto virtuoso che ha sempre generato il “tenere il timone ben saldo e la barra dritta”. Questa è la forza che scaccia tutte le insicurezze di oggi: SIAMO E SAREMO FORTI.
Ti invito a leggere i documenti che dimostrano con dati storici certi, la SICUREZZA che questo è un tempo “da vivere” anche per i mercati finanziari, sul mio sito https://www.fabiogoriconsulentefinanziario.it E’ ora come sempre che sono a tua disposizione, grazie ai mezzi tecnologici che ci permettono di essere vicini a distanza, 24 ore su 24.
IO CI SONO.
13/03/2020
#Andràtuttobene
Pandemie: cosa ci dice la storia e qualche raccomandazione
10/03/2020
Coronavirus: impatto sull’economia significativo ma temporaneo
Verso la fine di febbraio si è registrata un’estensione inattesa della diffusione del contagio da Coronavirus che ha assunto una dimensione globale,con rilevanti implicazioni per le prospettive di crescita, in particolare nel breve periodo.
Nei paesi più colpiti dall’aumento dei contagi, come l’Italia, le autorità hanno dovuto adottare misure restrittive, con un impatto significativo sulla mobilità e sull’interazione sociale eun effetto di frenata dell’attività economica, sia dal lato della domanda con minore propensione al consumo, sia lato dell’offerta con alcuni rallentamenti nelle catene di logistica e di fornitura per le imprese.
L’allargamento dell’epidemia nel corso delle ultime due settimane e i segnali di ripresa ancora lenta dell’attività produttiva in Cina nella parte finale del mese di febbraio ci hanno indotto a rivedere ulteriormente al ribasso di quasi mezzo punto percentuale le nostre stime di crescita dell’economia globale nel 2020.
Nel nostro scenario centrale l’impatto del contagio è significativo, ma temporaneo (largamente concentrato nel periodo tra febbraio e aprile) e prevediamo pertanto una notevole ripresa dell’attività economica già a partire dal prossimo trimestre. Il recupero nel corso dei prossimi trimestri, sebbene probabilmente disomogeneo tra le diverse aree, dovrebbe garantire che una parte significativa della perdita di output registrata nella prima parte di quest’anno venga poi recuperata nel corso del 2021, per il quale abbiamo rivisto al rialzo la nostra stima di crescita per l’economia globale dello 0.5%.
Per favorire una pronta ripresa del ciclo economico globale, oltre agli interventi delle Banche Centrali, sempre meno efficaci al livello attuale dei tassi, si renderanno necessari anche interventi di natura fiscale.
Il periodo davanti a noi può rappresentare un’occasione di accumulo per alcune asset class come quelle legate ai consumi nei paesi emergenti, le azioni ad alto dividendo di qualità in Europa o per temi legati alle tecnologie digitali, all’e-commerce, al biotech, alla sanità e alle infrastrutture verso cui necessariamente il mondo rimarrà proiettato, probabilmente, superata la paura del contagio, con maggior forza rispetto al passato.
10 punti da tenere a mente
Ecco 10 punti che un investitore dovrebbe tenere sempre presenti per affrontar la volatilità nel modo migliore.
1. La volatilità è una parte normale degli investimenti a lungo termine
Di tanto in tanto, sui mercati azionari si presenta inevitabilmente una certa volatilità, in quanto gli investitori reagiscono bruscamente ai cambiamenti del contesto economico, politico e aziendale. Soprattutto, i mercati finanziari non amano l’incertezza e sono inclini a reagire in modo eccessivo agli eventi che pregiudicano le prospettive a breve termine. Come investitore, in questi periodi, è importante essere in grado di fare un passo avanti e mantenere una mentalità aperta. Nell’esperienza di investimento, quando si è preparati fin dal principio a episodi di volatilità, vi sono meno probabilità di farsi sorprendere quando questi si verificano e di reagire, dunque, in modo più razionale. Per avere una mentalità più aperta e una prospettiva di investimento a più lungo termine, che accetta la volatilità di breve periodo, gli investitori dovrebbero iniziare ad avere una visione più distaccata degli investimenti. Questo esercizio non solo aiutata a rimanere concentrati sugli obiettivi di investimento a lungo termine, ma permette anche agli investitori di sfruttare i prezzi più bassi invece che frenare le perdite attraverso una vendita, dettata dall’emotività e realizzata a prezzi più bassi.
2. Nel lungo termine, il rischio azionario viene solitamente premiato
Gli investitori azionari sono, in genere, ricompensati per il rischio aggiuntivo che devono affrontare con rendimenti medi più elevati nel lungo termine, rispetto ad esempio agli investitori in obbligazioni sovrane. È, inoltre, importante ricordare che il rischio non equivale a volatilità. I prezzi degli asset si discostano in modo regolare dal loro valore intrinseco in quanto il valore del mercato aumenta o diminuisce, e gli investitori possano attendersi che questa fluttuazione crei opportunità. Nel lungo termine, i prezzi delle azioni sono determinati dagli utili aziendali e generalmente superano altri tipi di investimento in termini reali.
3. Le correzioni di mercato possono creare opportunità interessanti
Le correzioni sono una caratteristica tipica dei mercati azionari, è normale vederne più di una nel corso ciclo di mercato rialzista. Una correzione – al ribasso – del mercato azionario può essere un buon momento per investire in titoli azionari mano a mano che le valutazioni degli stessi diventano più attraenti, offrendo così agli investitori la possibilità di generare rendimenti superiori alla media nel momento in cui il mercato rimbalza. Alcuni dei peggiori cali storici del mercato azionario sono stati seguiti da rimbalzi importanti. È dunque importante non farsi prendere dall’emotività del momento.
4. Una strategia “start and stop” non funziona nel mondo degli investimenti
Coloro che rimangono investiti anche nei momenti di volatilità beneficiano tipicamente della tendenza al rialzo a lungo termine nei mercati azionari. Quando gli investitori cercano di cronometrare il mercato fermando e riavviando i loro investimenti, possono correre il rischio di intaccare i rendimenti futuri perdendo i migliori giorni di ripresa del mercato e le opportunità di acquisto più interessanti che si rendono disponibili durante i periodi di pessimismo. La mancanza di soli cinque dei migliori giorni di performance sul mercato può avere un impatto significativo sui rendimenti a lungo termine.
5. I vantaggi di un investimento regolare si accumulano
Indipendentemente dall’orizzonte temporale di un investitore, è importante investire regolarmente una certa quantità di denaro in uno strumento di investimento, ad esempio ogni mese o trimestre. Questo approccio è noto anche come “media dei costi” in quanto, anche se non garantisce un profitto o non protegge da una flessione del mercato, può aiutare ad abbassare il costo medio degli acquisti dei fondi. Nonostante il risparmio regolare in un mercato in calo possa sembrare controintuitivo per gli investitori che cercano di limitare le loro perdite, è proprio in questo momento in cui possono essere realizzati alcuni dei migliori investimenti, perché i prezzi degli asset sono più bassi e beneficeranno di più in caso di un qualsiasi rimbalzo del mercato. È importante che gli investitori rivedano periodicamente il proprio portafoglio e, ove necessario, lo adeguino.
6. La diversificazione degli investimenti contribuisce a ottenere rendimenti
L’asset allocation può essere difficile da perfezionare in quanto i cicli di mercato possono essere brevi e soggetti a periodi di volatilità. In presenza di mercati volatili, la leadership può ruotare rapidamente da un settore o da mercato all’altro. Gli investitori possono ripartire il rischio associato a mercati o settori specifici investendo in diverse classi di investimento al fine di ridurre la probabilità di perdite concentrate. Ad esempio, detenere un mix di attività “a rischio” (azioni, immobili e crediti) e attività difensive (obbligazioni governative e investment grade e liquidità) nel portafoglio può aiutare a ottenere rendimenti nel tempo.
Investire in fondi multi-asset a gestione attiva può essere un’utile alternativa per alcuni investitori, in quanto si tratta di strumenti che offrono un livello di asset “pronti all’uso” e una diversificazione geografica del portafoglio. Questi fondi sono tipicamente costruiti sulla base di rendimenti strategici a lungo termine, con i pesi degli asset gestiti tatticamente secondo le modalità previste. La distribuzione degli investimenti in diversi paesi può anche contribuire a ridurre le correlazioni all’interno di un portafoglio e a ridurre l’impatto del rischio specifico del mercato.
7. Investire in azioni di qualità che pagano dividendi per un reddito costante
Dividendi sostenibili pagati da aziende di elevata qualità e con esigenze di liquidità possono essere particolarmente interessanti, in quanto l’elemento reddito tende a essere stabile anche in periodi di mercato volatili. Le azioni di alta qualità e redditizi sono tipicamente marchi globali leader a livello mondiale in grado di resistere agli alti e bassi del ciclo economico grazie alle loro quote di mercato consolidate, al forte potere di determinazione dei prezzi e ai flussi di reddito resistenti. Queste aziende operano generalmente in più regioni, attenuando gli effetti di una performance regionale disomogenea. Questa capacità di offrire rendimenti totali attraenti durante tutto il ciclo di produzione li rende una componente utile all’interno di qualsiasi portafoglio.
8. Reinvestire gli utili per aumentare i rendimenti totali
Il reinvestimento dei dividendi può dare un notevole impulso ai rendimenti totali nel tempo, grazie alla forza degli interessi composti. Per ottenere un rendimento complessivo interessante, gli investitori devono essere disciplinati e pazienti. Il tempo è forse il fattore più critico e, tuttavia, sottovalutato in una formula vincente. Il pagamento costante dei dividendi tende, inoltre, a sostenere la stabilità dei prezzi delle azioni e le azioni che pagano dividendi possono aiutare a proteggersi dagli effetti erosivi dell’inflazione.
9. Non farti influenzare dall’emotività
La popolarità dei temi d’investimento va e viene, basti pensare ad esempio, la tecnologia ha chiuso il cerchio dopo il boom degli ultimi anni ’90 e il crollo degli anni 2000. Il sentimento generale odierno verso i mercati emergenti tende a scemare e svanire con il ciclo delle materie prime e mentre la crescita economica rallenta in economie chiave come la Cina. Poiché i rischi specifici per paese e per settore diventano sempre più preminenti, gli investitori devono adottare una visione distaccata, poiché un approccio top-down nei confronti dei mercati emergenti non è più conveniente. Ma ci sono ancora grandi opportunità per gli investitori a livello azionario, in quanto le aziende emergenti innovative possono trarre vantaggio da fattori secolari come la crescita demografica e l’espansione della domanda della classe media per la sanità, la tecnologia e i beni e servizi di consumo. Il punto chiave è non permettere che l’euforia o l’indebito pessimismo del mercato offuschino il vostro giudizio.
10. L’investimento attivo può essere una strategia di grande successo
Quando la volatilità aumenta, la flessibilità dell’investimento attivo può essere particolarmente gratificante rispetto alla rigida allocazione degli investimenti passivi. In particolare, la volatilità può introdurre opportunità per chi sceglie azioni attraverso un approccio bottom up, soprattutto in periodi di turbolenze del mercato. In Fidelity crediamo fortemente nella gestione attiva e disponiamo di uno dei maggiori team di ricerca buy-side nel settore dell’asset management a supporto di tale attività. Analizzando le aziende dal basso verso l’alto, siamo in una buona posizione per investire quando altri investitori potrebbero evitare la volatilità del mercato.
È bene, inoltre, ricordare che le azioni che non presenti in un fondo possono essere importanti quanto quelle presenti. Ci sono aziende in ogni mercato azionario che sono mal gestite o che soffrono di prospettive fondamentalmente difficili; i gestori attivi sono in grado evitare queste azioni grazie all’attività di analisi e ricerca su cui possono fare affidamento. Inoltre, evitando alcune delle azioni peggiori del mercato, il valore aggiunto viene costruito nel corso dei cicli e con il passare del tempo, rendendo le strategie attive orientate alla ricerca particolarmente interessanti per gli investitori a lungo termine.
01/03/2020
Mantenere la rotta, soprattutto quando il mare è in tempesta!
Chi ha impostato una buona strategia finanziaria quando il mare è calmo, durante le tempeste ha il faro del perseguimento dei propri obiettivi a guidarlo, chi naviga a vista, di contro, è perduto.
21/02/2020
10/02/2020
20/01/2020
17/01/2020
Dott. Fabio Gori Regional Manager Fideuram Pistoia C.F. GROFBA67L05G713O P.I. 01282620473 Via dei Baroni 12, 51100 Pistoia PT